morire x gli indios

Giovanni Passannante


  Nato a Salvia di Lucania, Basilicata, c'era una volta Giovanni Passannante.Napoli, 17 Novembre 1878: il re Umberto di Savoia, reduce da un lungo viaggio attraverso l’Italia, è accolto dal popolo a pecora devoto. La carrozza nella quale viaggia il re, unitamente alla regina Margherita e Benedetto Cairoli, ministro dell’interno, percorre il tratto di strada che conduce dalla stazione ferroviaria al Palazzo Reale.Poche ora prima, Passannante, 29 anni, vende al mercato dei panni vecchi la propria giacca per poter acquistare un coltellino di otto soldi, lama 'lunga' quattro dita.Con quel coltellino, in nome della repubblica universale, compie un gesto di protesta scagliandosi contro il re d'Italia, Umberto I, il quale riporta solo una piccola ferita. Fermato e subito arrestato.Sottoposto a crudeli torture perchè sveli un'inesistente congiura contro il regno sabaudo. All'agitazione che scuote il Paese si tenta di fare fronte con una pesante opera di repressione che investì l'intero territorio italiano: la magistratura istruisce circa 140 processi contro appartenenti a circoli anarchici. L'intera famiglia dell'attentatore, composta dalla madre settantaseienne, due fratelli e tre sorelle - colpevoli solo d'essere consanguinei del Passannante - sono arrestati già il giorno dopo l'attentato e condotti nel manicomio criminale di Aversa dove restano internati fino alla morte. Solo il fratello Pasquale riesce a fuggire.Il sindaco di Salvia di Lucania, paese di origine di Passannante, è costretto a recarsi al cospetto del re implorando perdono e umiliandosi al punto di offrire di mutare il nome del comune in Savoia di Lucania, nome che porta ancor oggi.Parenti e omonimi del Passannante devono lasciare il paese trasferendosi nei paesi limitrofi.Malgrado questa repressione, non mancano numerose testimonianze di solidarietà: il grido sovversivo di "Viva Passannante!" echeggia da un capo all'altro della penisola.Giovanni Pascoli scrive un'"Ode a Passannante" e patisce quattro mesi di carcere.Nel processo farsa, si cerca a tutti i costi una cospirazione contro i savoia, si cerca di far passare Passannante per pazzo, lo si definisce anarchico e appartenente all'Internazionale, ma le sue dichiarazioni fugano ogni dubbio: “Non sono né internazionalista, né socialista. Non capisco anzi che cosa significhino le parole internazionalismo e socialismo. Il mio ideale è la Repubblica Universale”.Gli psichiatri Biffi e Tamburini, incaricati della perizia al processo, dichiararono:«Noi abbiamo esaminato attentamente le qualità psichiche del prevenuto e noi non vi abbiamo trovato nulla di anormale. L’attività produttiva della mente è in lui regolare; le espressioni di cui si serve non sono come comporterebbe la sua condizione sociale; le sue idee sono elevate e rivelano una cultura superiore. Le sue risposte denotano in lui una finezza ed una forza di pensiero non comune. Interrogato s’egli si credeva in diritto di fare violenza ai sentimenti della maggioranza, e di turbarne la tranquillità, ha risposto: “La maggioranza che si rassegna è colpevole e la minoranza ha il diritto di resisterle”. Alla nostra domanda come mai lui, povero cuoco, aveva la presunzione di volere scrivere degli opuscoli, rispose: “Sovente gli ignoranti riescono là ove i sapienti inciampano”.I sentimenti affettivi, quello del dovere soprattutto, sono in Giovanni Passannante pronunciatissimi.Lo studio della sua vita anteriore non ci ha rivelato neppure un atto di disonestà. Infine egli ha volontà ferma, parola sicura, tagliente, che riflette fedelmente il suo pensiero. Ha una fisionomia dolce, sorridente qualche volta, ed ha un comportamento energico.Interrogato se egli approvava che per la sua difesa lo si facesse passare per pazzo, rispose: “Io non temo punto la morte; non voglio passare per pazzo; sacrifico volentieri la mia vita ai miei principi”.Giovanni Passannante, 29 anni, cuoco, a termine del processo è condannato a morte sebbene il codice penale prevedesse la pena capitale solo in caso di morte del re e non di ferimento. Per crudeltà maggiore, il condannato è salvato dal patibolo per farlo morire cento volte al giorno nelle tetre segrete della Torre.Riceve, infatti, la 'benevola' clemenza del re: la pena capitale è convertita in ergastolo, da scontare sull’Isola d’Elba, presso Portoferraio, ove rimane interrato nella torre che da lui prese il nome per circa 10 anni!E' segregato in una cella più bassa della sua altezza, situata al di sotto del livello dell'acqua, ciò lo costringe a stare necessariamente disteso per terra o in piedi ma curvo sulla schiena. Sotto l’azione combinata dell’umidità e delle tenebre il suo corpo si spoglia di ogni pelo, perde colore e si gonfia in una guisa pietosa. Trasorsi due anni circa, lo si fa passare per scale segrete e oscure, senza dargli possibilità alcuna di vedere un lembo di cielo, a una cella superiore. Là resta rinchiuso giorno e notte senza interruzione. Non riceve, mai, né lettere né visite.Presto si ammala e inizia a nutrirsi dei propri escrementi. Tutto ciò lo conduce alla perdita della ragione, così viene trasferito nel manicomio criminale di Montelupo, ove in seguito muore cieco e completamente pazzo.Dieci anni passati nel buio e nel silenzio di una tomba, buio e silenzio imposto anche a coloro che guardano a vista il condannato. Dieci anni nei quali, come detto, Giovanni Passannante perde la ragione e la salute.Nessuno ha mai potuto “illustrare” le sofferenze di Giovanni Passannante.Nessuno, tranne l'on. Bertani che, a seguito di insistenze, minacce e dispacci col ministero, dopo due anni dalla sua prima richiesta riesce a forzare la consegna: ottiene il permesso di guardare il prigioniero da un buco della porta, a condizione assoluta di non parlare, perché il prigioniero non deve accorgersi della presenza d’un visitatore. Dopo un certo tempo, necessario ad abituare l’occhio alle tenebre, Bertani intravede alla debolissima luce di una lanterna, situata nell’interno della cella, la figura del condannato ridotto in una condizione raccapricciante. Le sue membra gonfie, il viso cereo, Passannante giace su un tavolaccio ed emette dei rantoli continui e grida strazianti, tenendo sollevata con una mano una grossa catena di 18 chili ch’egli non può sopportare in altro modo data l’estrema sua debolezza.Quel che è certo è che quando le pesanti porte della sua tetra e fetida prigione si aprono per lasciarlo passare, onde trasportarlo al manicomio di Montelupo, da quella tomba non esce che un corpo disfatto.Lunedì 14 febbraio 1910, alle ore 10 del mattino, Giovanni Passannante muore per paralisi bronchiale nel manicomio giudiziario di Montelupo Fiorentino.… ma la Storia non finisce così, e no, troppo semplice ...“Grazie” alle teorie di un coglione dal nome cesare lombroso (criminologo, le cui opere si basano sul concetto del criminale per nascita: l'origine del comportamento criminale è insita nelle caratteristiche anatomiche del criminale, persona fisicamente differente dall'uomo normale in quanto dotata di anomalie ed atavismi, che ne determinano il comportamento criminale) al cadavere viene tagliata la testa: il cervello e il cranio, assieme ai suoi blocchi di appunti, vengono conservati presso l'istituto Superiore di Polizia associato al carcere giudiziario di "Regina Coeli" di Roma.Di seguito, nel 1936, il tutto viene esposto al museo criminologico dell'amministrazione Penitenziaria del Ministro della Giustizia di Roma, ove c'è la possibilità di 'ammirarli' per quasi un secolo.Da allora Passannante e la sua storia cadono nel dimenticatoio, fino a quando, negli anni '90, tre uomini testardi, idealisti e un po' incoscienti decidono di intraprendere una lunga battaglia per dare sepoltura ai resti del cuoco lucano, ancora conservati nel Museo Criminologico.Un teatrante (Ulderico Pesce), un giornalista e un cantante (Andrea Satta dei Tetes de Bois) combattono la loro battaglia con tutti i mezzi: in teatro e nelle piazze davanti a gente inconsapevole e compassionevole, nei ministeri, in situazioni grottesche, davanti a funzionari inconsapevoli e indifferenti ...Il 23 febbraio 1999, il ministro di Grazia e Giustizia, Oliviero Diliberto, firma il nulla osta alla traslazione dei resti del Passannante da Roma a Savoia di Lucania, che avviene solo otto anni dopo.L'11 maggio 2007 è prevista la sepoltura di Passannante, da tenersi alle ore 11 nella chiesa madre di Savoia di Lucania. La sepoltura, tuttavia, viene effettuata senza rito funebre il giorno precedente a quello stabilito, alla presenza del sindaco del paese Rosina Ricciardi, di un giornalista del quotidiano "La Nuova del Sud" e di una sottosegretaria del presidente della regione Basilicata Vito De Filippo. La decisione è giustificata con problemi di ordine pubblico ...Grazie alle firme i resti di Passannante sono stati sepolti nel suo paese natale. Quel paese si chiamava Salvia, ma fu ribattezzato “Savoia di Lucania” come ancora oggi, purtroppo, si chiama.Evviva i Savoia ...