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Vimala Thakar: Ritratto di una saggia contemporanea (parte II)


A proposito del suo incontro con Krishnamurti, ci ha raccontato: «Ero molto felice che una celebrità di livello mondiale confermasse quello che avevo imparato. Krishnamurti non disse niente di nuovo per me, quando lo sentii per la prima volta. Era una conferma della verità che avevo compreso, ed ero molto felice di aver incontrato una tale persona. La conferma veniva dalla sua vita, dalla sua comunicazione». Come risultato di questo incontro, si sentì spinta ad abbandonare il suo lavoro con il “Movimento del dono della terra”.Il piccolo libro autobiografico di Vimala On an Eternal Voyage, scritto nel 1966, contiene una bella e toccante descrizione dei suoi incontri e delle sue esperienze con Krishnamurti. Nel 1959, cominciò ad avere terribili e insopportabili dolori a un orecchio, con perdita di sangue e febbri. Un’operazione chirurgica non portò risultati, e verso la fine del 1960 era pronta e rassegnata a morire, sebbene allo stesso tempo si sentisse stranamente e impenetrabilmente calma. La sua ultima speranza era un viaggio in Inghilterra per consultare degli specialisti sull’orecchio. A questo punto incontrò di nuovo Krishnamurti, che le offrì il suo aiuto. Le raccontò come, secondo sua madre, egli avesse un potere curativo nelle mani. A questa offerta, lei ebbe reazioni contrastanti: infatti, pensava che, se si fosse sentita obbligata nei suoi confronti, avrebbe potuto in qualche modo rovinare la purezza della reverenza e dell’affetto che nutriva per il suo insegnante. Ma, dopo aver riflettuto, accettò l’offerta e l’imposizione delle sue mani le portò un immediato sollievo. La febbre e la perdita di sangue cessarono e si sentì finalmente libera dal dolore. Egli le dette più sessioni e il suo udito tornò alla normalità.Vimala si recò ugualmente in Inghilterra, dove gli specialisti dell’orecchio confermarono la sua guarigione, quindi passò la convalescenza in Svizzera, su invito di Krishnamurti. Trascorse del tempo con lui nella dimora estiva di Gstaad. Voleva comprendere cosa fosse accaduto nel processo di guarigione. Allo stesso tempo, stava sperimentando un cambiamento radicale nella coscienza. Scrisse: «Qualcosa interiormente si era allentato e non poteva sopportare più alcun confine… L’irruzione di una nuova consapevolezza, irresistibile e incontrollabile…aveva spazzato via ogni cosa».Sentiva che questo cambiamento era associato anche alla guarigione e si sentì a disagio per essere in debito con Krishnamurti. Egli dovette convincerla che le due cose non erano collegate e che lui stesso non aveva idea di come la guarigione fosse avvenuta. Disse: «Sei stata ad ascoltare i discorsi; hai una mente seria. I discorsi sono penetrati nel tuo essere e hanno continuato a operare per tutto il tempo. Un giorno, hai realizzato la verità. Che cosa ho fatto io? Perché farne un argomento di discussione?».Scrisse una lettera aperta ai suoi amici e colleghi del “Movimento del dono della terra” per spiegare i motivi che l’avevano indotta ad andarsene: “Non ci sono parole per descrivere l’intensità e la profondità dell’esperienza che sto attraversando. Tutto è cambiato, sono rinata. Non si tratta di un’illusione né di una reazione sentimentale alla guarigione. È un fenomeno stupefacente… Tutto quello che è stato trasmesso alle nostre menti attraverso i secoli deve essere scartato… L’ho conosciuto bene e so che va abbandonato.”Vimala andò a Benares per incontrare Krishnamurti nel 1961. Le chiese che cosa avesse fatto, e lei rispose che aveva passato la maggior parte del tempo parlando della sua vita con alcuni amici.«Questo è naturale», egli replicò; «ma perché non esplodi? Perché non metti delle bombe sotto tutte queste vecchie persone che seguono il percorso sbagliato? Perché non vai in giro per l’India? C’è forse qualcuno che lo fa? Se ce ne fosse una mezza dozzina, non ti direi una parola. Ma non lo fa nessuno… C’è così tanto da fare. Non c’è tempo… Vai e urla dai tetti delle case: “Siete sul sentiero sbagliato! Questa non è la via per la pace!”… Vai e infiammali! Non c’è nessuno che lo sta facendo. Neanche uno… Che cosa aspetti?».Questa conversazione la colpì profondamente, ma sentiva anche che “mettere le bombe sotto la gente” non era tutto. Certo, si rese conto, bisogna anche mostrare alla gente la giusta linea d’azione ed evidenziare il modo di ricostruire la casa. I successivi colloqui con lui la convinsero e fugarono i dubbi che la stavano trattenendo; per esempio, l’idea che avrebbe dovuto avere uno stile oratorio personale prima di affrontare il pubblico, oppure la paura di fare errori. Questo fu un momento importantissimo, in cui, per usare le sue parole: “Le ceneri ardenti si trasformarono in fiamme”.Da quel momento cominciò a viaggiare e tenere discorsi nei vari paesi d’Europa dove fu invitata. Presto incontrò dell’opposizione sia da parte di coloro cui non piaceva il fatto che lei parlasse sulla propria autorità e non come messaggera di Krishnamurti, sia da parte di quelli che l’accusavano di plagio. Krishnamurti fu di sostegno: «Conosco tutto il gioco; l’hanno fatto anche con me. Vogliono l’autorità. Forse che il mondo non è malato? Temevo che avresti dovuto passare per tutto questo. Speravo che non succedesse... Non è facile stare in piedi da soli, è estremamente difficile. E tuttavia il mondo ha bisogno di tali sannyasin, veri bramini che si reggono in piedi da soli, che si ergono per la verità. Sai, se avessi avuto dei soldi, te ne avrei dati. Ma non ne ho. Vado dappertutto come ospite; non ho neanche un luogo mio».Da allora, s’incontrò con Krishnamurti di quando in quando, ma avvertì che il bisogno di passare del tempo con lui era finito, “come se volessi solo incontrare una persona lontana”. Fin dal 1962 aveva percepito la presenza di Krishnamurti dentro di sé. Da quel momento in poi, trascorse la vita viaggiando in tutto il mondo, tenendo discorsi, insegnando dovunque fosse invitata, fino al 1991, quando decise di fermarsi in un posto. Ora preferisce condurre campi di meditazione piuttosto che tenere dei discorsi, in quanto ritiene che lo stare a lungo in compagnia delle persone sia un modo più efficace di condividere la sua comprensione.... (continua)
(dal web)