Marco Zio BLOG

ONIDA: NON TUTTA LA CHIESA È CONTRO LE UNIONI CIVILI


 «A BEN vedere, Milano non è arrivata neanche prima, in questa storia, tanto che la sua proposta di delibera sulle unioni civili ricalca quella di Torino, non è niente di rivoluzionario come qualcuno vuol fare credere. Non capisco tutte queste polemiche e tutto questo spreco di riferimenti ideologici anche perché — alla fin fine — il registro su cui si discute ha una portata limitata, tanto che rivela in più passaggi il timore di non sconfinare in territori che non competono a una amministrazione comunale ma a organismi superiori».La domanda, con questa premessa, è scontata. Valerio Onida, presidente emerito della Corte costituzionale, giurista, cattolico: il registro delle unioni civili che Milano si prepara a varare serve o no?«Certo. Con questo provvedimento il Comune non fa che cercare di regolare un fenomeno già in essere, come la convivenza diversa dal matrimonio, facilitando — se non proprio consentendo — il godimento di alcuni diritti che spettano indubitabilmente anche ai componenti delle coppie non sposate. Senza, per questo, andare a incidere o a modificare il diritto familiare».La Chiesa non sembra essere molto d’accordo. Anzi: in questi ultimi giorni ha fatto capire nettamente di essere contraria a questo registro, portando diverse motivazioni.«È sbagliato parlare della Chiesa come entità unica. Non è “la” Chiesa a essere contraria, ma delle voci al suo interno. Non tutto il mondo cattolico si riconosce in quelle posizioni. Era prevedibile che si levassero anche le voci contrarie. Queste sì ideologiche, a giudicare dalla qualità di alcune delle critiche esternate».Si riferisce all’accusa di poter alimentare la poligamia, con il registro?«Quello è un argomento che non merita neanche commenti, per la sua inconsistenza. Detto questo, ho letto il testo della delibera: forse l’uso dell’espressione “insieme di persone” può generare confusione. Mi dicono che in Consiglio comunale sarà cambiato con la formula “due persone”, così anche questo punto sarà chiarito ».Tra gli argomenti ascoltati in questi giorni c’è anche quello della naturalità solo della coppia formata da uomo e donna, perché così ha voluto Dio per la procreazione. Il pidiellino Masseroli l’ha sostenuta in aula.«Le idee di Masseroli vanno rispettate come quelle di tutti. L’importante è non avere atteggiamenti persecutori, da una parte e dall’altra, evitando di drammatizzare una questione che dovrebbe essere semplice, che non dovrebbe neanche provocare tutte queste discussioni. Del resto esiste già il concetto di famiglia anagrafica: questa delibera non fa che valorizzare una disciplina già prevista dal regolamento anagrafico ».Altra critica dei detrattori: il registro potrebbe avvantaggiare le coppie non sposate rispetto a quelle sposate nell’usufruire di alcuni aiuti del Comune.«Il registro non è un favore alle coppie di fatto. Aggiungo: sono dell’idea che per ogni credente dovrebbe essere importante trovarsi in prima linea nella difesa dei diritti umani. Grazie a un registro come questo si potrà porre rimedio al fatto che oggi, in Italia, una persona che fa parte di una coppia non sposata non venga ammessa in ospedale accanto al suo convivente».Il sindaco Pisapia ha detto, in sostanza: noi facciamo la nostra parte, spetta al Parlamento fare la sua.«Dai tentativi dei Dico in poi il Parlamento ha provato a lavorare sul tema, certo che deve affrontare la questione, e presto».Come giudica l’intervento della Curia, che in questi ultimi giorni ha fatto sentire spesso la sua voce?«La Curia ha sparato le sue cartucce, come era ovvio facesse in questo momento. Ma trovo positivo che nel dibattito non siano intervenuti pesantemente i vertici, a partire dal cardinale Scola».Non lo vede come un tentativo di ingerenza nelle scelte dell’amministrazione?«Ma no, hanno espresso la loro posizione, come tutti possono fare. Certo si vedono riprodursi steccati ideologici tra laici e cattolici. L’importante è che resti un dibattito civile»25/07/2012 - La Repubblica di Milano - Oriana Liso