Una non notizia, per sorridere un po’.Nella battaglia condotta (e vinta) dal Comune di Milano contro la zanzara tigre si è verificato un divertente intermezzo.Nelle zone cittadine interessate dalla disinfestazione, gli zelanti operatori comunali hanno affisso centinaia di cartelli per avvertire i cittadini; non è passato inosservato quello affisso in zona Corvetto: "Fate attenzione", è il messaggio su un cartello appeso a un palo. Nella Milano dell’integrazione, aperta alle culture del mondo, città sempre più multietnica e multilingue, si è pensato, a ragione di tradurre gli avvisi in cinese, arabo e ovviamente in inglese. Per farsi comprendere da tutti. Ma qualcuno, un po’ distratto o molto ironico, ha commesso un divertente errore e sul cartello del Comune, la formula corretta "pay attention" è diventata "play attention".Scatenati i naviganti di internet e il commento più divertente che abbiamo letto è questo: “Milano, strafalcione in inglese sul cartello per la zanzara tigre. Oh my gold”. (Marco Zio)
LO STRAFALCIONE SUL CARTELLO DEL COMUNE
Una non notizia, per sorridere un po’.Nella battaglia condotta (e vinta) dal Comune di Milano contro la zanzara tigre si è verificato un divertente intermezzo.Nelle zone cittadine interessate dalla disinfestazione, gli zelanti operatori comunali hanno affisso centinaia di cartelli per avvertire i cittadini; non è passato inosservato quello affisso in zona Corvetto: "Fate attenzione", è il messaggio su un cartello appeso a un palo. Nella Milano dell’integrazione, aperta alle culture del mondo, città sempre più multietnica e multilingue, si è pensato, a ragione di tradurre gli avvisi in cinese, arabo e ovviamente in inglese. Per farsi comprendere da tutti. Ma qualcuno, un po’ distratto o molto ironico, ha commesso un divertente errore e sul cartello del Comune, la formula corretta "pay attention" è diventata "play attention".Scatenati i naviganti di internet e il commento più divertente che abbiamo letto è questo: “Milano, strafalcione in inglese sul cartello per la zanzara tigre. Oh my gold”. (Marco Zio)