Marco Zio BLOG

CONTINUITA’ INCIVILE di Lucia Delgrosso


 Sì, vabbè, Ingroia non ha detto testualmente: “Sono un eroe come Falcone”. Ma accostare la propria vicenda personale al nome di un martire è irritante e urta sensibilità diffuse. Per cui poi non ci si può lamentare più di tanto se parte una replica stizzita: scherza coi fanti, ma lascia stare i santi, si dice. La reazione migliore è scusarsi per la gaffe prima di tutto con i famigliari: è una questione di sensibilità accorgersi, seppure in ritardo, che si è andati a mettere il dito in una piaga aperta e che non può far piacere ad una sorella che venga trascinato in una polemica elettorale il fratello trucidato.Già così era un brutto episodio, ma a quanto pare si può sempre peggiorare. Per esempio tirando in ballo ancora un altro morto. Non bastava Falcone, bisognava far rigirare nella tomba anche Borsellino, attribuendogli giudizi sulla Boccassini che non può smentire. E tanto per non farsi mancare niente bisognava anche accusare Anna Falcone di sciacallaggio politico sul fratello, aggiungendo per di più come carico da undici una bella stilettata sull’insuccesso della sua avventura elettorale. Voglio sperare che le signore facciano, appunto, le signore e la vogliano finire qui: il fondo è già stato raggiunto, adesso si tratterebbe di incominciare a scavare.E tutto questo all’insegna di una “rivoluzione civile”. Azz!Forse Ingroia pensa ad una “rivoluzione civile” circoscritta alla legalità. Cioè il suo modello di società coincide con il codice penale rigorosamente applicato. Basta che un politico non rubi e non abbia rapporti con la criminalità organizzata (e qui siamo d’accordo tutti) poi può dire la prima cosa che gli passa per il cervello, non importa se è carina o no, può denigrare, può spalare un po’ di fango in faccia, l’importante è che non faccia quello che lo porta davanti ad un magistrato. Credo che faccia un po’ di confusione tra legalità pubblica e moralità pubblica: beh, dovrebbe rendersi conto che il primo concetto non assorbe il secondo. Anzi, il secondo è molto più impegnativo.Un po’ deboluccia, questa “rivoluzione civile”. Io pensavo che con una denominazione così tonitruante si intendesse una riscossa civica di rottura rispetto all’(in)cultura del volgare ventennio che ci vorremmo lasciare alle spalle. Credevo che Ingroia almeno ci provasse a mettersi alla testa del “quarto stato”, visto che ci ha messo il nome sopra, per indicare un nuovo modello di convivenza civile e riformare radicalmente la politica, elevandone i toni e rifuggendo dal battibecco da cortile. Se pensa invece di mobilitarlo litigando con tutto l’universo antimafia francamente non comprendo in cosa consista questa “rivoluzione civile”, mi pare più una “continuità incivile”.Lucia Delgrosso