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IL MIO RICORDO DI GIACINTO


Giacinto Facchetti ci ha salutato, lasciando un velo di tristezza e dinostalgia non solo agli interisti, ma anche a tutti gli amanti del calcio edi quelle leggende che faranno sempre parte della nostra realtà.Il mio ricordo? Io, ragazzino nei primi anni settanta, ad assistere a SanSiro ad una combattutissima Inter- Fiorentina. L'Inter che vince uno a zero,e si difende strenuamente, pronta a ripartire con i suoi micidialicontropiedi. Perno della difesa è Giacinto, già libero negli ultimi suoianni in campo: testa alta, sempre corretto, meravigliosamente elegante.All'improvviso, l'arbitro supponente fischia un inesistente fallo in area afavore dei Viola:  è lì che il Bel Capitano, energicamente ma sempreeducatamente, protesta nei confronti dell'arbitro. Succede l'assurdo:l'arbitro impazzito estrae il cartellino rosso proprio a Giacinto Facchetti,giocatore mai espulso in carriera e simbolo di correttezza.Quell'espulsione però ci voleva: perchè da quel giorno non ho mai più vistoun giocatore uscire dal campo correndo a testa alta, con una dignità che èdi pochi e per nulla umiliato dal gesto arbitrale, e con uno stadio tutto inpiedi che gridava "GIACINTO, GIACINTO!".Quella che doveva essere una punizione, fu per lui un immenso e meravigliosoriconoscimento del pubblico.E' lo stesso grido che gli facciamo ora, mentre esce per l'ultima volta dalcampo, sempre a testa alta, sempre leale.Grazie, Facchetti!pakoloco zupurk