Post n°35 pubblicato il 02 Aprile 2020 da cupidobruno
Ditemi che è soltanto un pesce d’aprile. Vi prego, ditemelo e convincetemi. Perché quest’oggi assisto, attonito, alla corsa caotica, a colpi di click, da parte di migliaia e migliaia di persone che hanno conseguito un diploma, una laurea in Giurisprudenza, hanno svolto pratica forense ed ottenuto un’ardua abilitazione, all’accaparramento dell’obolo di € 600,00 (pure, inizialmente non previsto!) graziosamente concesso con il c.d. Decreto Cura Italia (D.L. n. 18 del 17.3.2020, così come integrato con Decreto del 28.3.2020 dei Ministeri del Lavoro e delle Politiche Sociali e dell’Economia e delle Finanze). Parlo degli Avvocati, categoria professionale liberale e nobile, esistente da quando è in piedi una società che si possa dire civile, attori principali del sistema Giustizia come i Magistrati, baluardo per la tutela e l’implementazione dei diritti. Parlo di esseri umani che hanno puntato le proprie fiches su un corso di studi polivalente, per trovare il proprio posto nel circuito produttivo e rendersi utili al mondo. Però, evidentemente, nella nazione sbagliata. Gente che, in paesi seri, dovrebbe nutrire serene prospettive di medio-lungo periodo e che, al contrario, in questo surreale posto che è l’Italia – ma per prudenza, in base alla mia personale esperienza, preferisco limitarmi al meridione d’Italia, che è anche Roma, per intenderci – spera di buscarsi qualcosa dallo Stato, quando e se arriverà, perché avrà fornito dimostrazione alla propria previdenza privata di aver passato anni difficili, di non aver affatto ingranato con la professione o, addirittura, di non aver più una partita iva. Ma questo è meno del breve periodo: questo è campare alla giornata. Sì, perché vi sfido: più a monte, provate a raccontarmi che, in fondo, questo Paese non abbia poi convinto noi Avvocati che la nostra quintessenza fosse proprio quella del campare alla giornata. Raccontatemelo ma poi, un attimo dopo, motivatelo con ragioni solide, perché io farò fatica a starvi dietro. Perché io credo sia proprio così: noi siamo una categoria da distruggere, i paria della società. Noi siamo residuali. E lo saremmo anche se parlassimo, oggi, non di seicento ma di seimila o sessantamila euro per ciascun Avvocato, perché l’unico “bonus” che potrà salvare il fondamentale comparto della Giustizia dovrà consistere in un’autentica rivoluzione concettuale, a partire dal nostro ruolo. La verità è che ormai siamo abituati a concepire la nostra professione come una gara ad ostacoli o, per restare in tema, come un’emergenza continua, un po’ come il virus di questi tempi. Noi siamo continuamente in quarantena, questa è la verità. Noi siamo reclusi – sì, da sempre e non solo in questi giorni – a causa di barriere politiche, sistemiche, ideologiche ma concretissime. E lo siamo a partire da corsi di studio affollati, aperti a chiunque – anche a coloro che non sanno cosa fare della propria vita dopo il diploma – e, spesso, senza uno sbocco preciso; poi, da pratiche forensi disorganiche, molto spesso povere di contenuti, cronicamente legate alle solite materie divenute una sorta di ammortizzatore sociale (penso alla r.c.a.), con compensi da fame o senza alcuna forma di corrispettivo. Pratiche che, assai spesso, non si concludono mai veramente e sfociano in collaborazioni atipiche non regolamentate, generando migliaia di professionisti poveri, timorosi di spiccare il salto e prendere ad essere realmente autonomi – realmente professionisti! – e bisognosi, quasi fisiologicamente, di conforto, controllo, rilettura, assenso da parte di un dominus. Una demolizione psicologica, prima che economica. E poi, penso all’esame d’abilitazione che (e mi perdonino i commissari seri e preparati che ho incontrato nella mia vita), continua a sembrare un terno al lotto. Con i testi nascosti negli zaini, gli smartphone, la speranza di un aiuto esterno, quando basterebbe pretendere l’impegno degli aspiranti Avvocati, consentire loro l’utilizzo dei codici commentati con la Giurisprudenza ed impedire realmente l’adozione di trucchetti da ragazzini – che costituiscono illeciti penali, a ben vedere. Forse, prima ancora, la facoltà di Giurisprudenza dovrebbe tornare a fare selezione (a partire dal numero chiuso) o, almeno, a indirizzare verso una prospettiva, come la libera professione o i concorsi. Poi penso alle udienze, che quasi sempre sono affollatissime perdite di tempo e che sovente vantano l’unico beneficio di incoraggiare la socialità e di sostenere l’economia dei bar nei pressi degli Uffici Giudiziari, a suon di caffè e chiacchiere ai tavolini. Quali udienze? Ma noi Avvocati le conosciamo bene: innanzitutto, quelle di mero rinvio (perché il Giudice non è riuscito ad emettere un provvedimento, perché mancano i testimoni, perché una notifica è andata storta e chi più ne ha, più ne metta); poi, l’udienza che segue quella di comparizione delle parti nel caso (leggasi: sempre) di richiesta della concessione dei termini c.d. istruttori; quella di conferimento dell’incarico al Consulente Tecnico d’Ufficio, che presta giuramento; quella di precisazione delle conclusioni, spesso reiterata per ragioni, sovente, oscure (o, forse, ben chiare)… si accettano suggerimenti. Parlo da civilista, naturalmente: tutto tempo che potrebbe essere dedicato allo studio, al tempo libero. Alla famiglia. Poi, penso agli importi ingenti che dobbiamo destinare, sin dall’iscrizione all’albo, anche senza un reddito effettivo ed in modo affatto proporzionato e scalare, alla nostra previdenza sociale, pur gravata da tutte le sue ben note incongruenze. Ma non è solo questo: è molto, molto di più. Questa elemosina di 600 euro assume le vesti di una beffa, contentino inaccettabile ed odioso per una vita (professionale ma non solo) di assurdità conclamate. Penso, ad esempio, al fatto che un soggetto, se non ha un reddito “regolare”, può intentare una causa civile senza rischiare concretamente nulla – lasciando a bocca asciutta la controparte e l’Avvocato avversario, oltre che, molto probabilmente, anche il proprio (dura, spiegarlo ai non addetti ai lavori; vero?). Penso alle società che scompaiono (anzi: che divengono inattive), lasciando capitale e patrimonio azzerati ma tanti debiti, nei confronti dei fornitori quanto degli Avvocati e dei professionisti in genere. Penso alle procedure concorsuali inutili; alle esecuzioni mobiliari in cui le case private sono sempre chiuse, in cui addosso, il debitore, non ha nemmeno un orologio oppure in cassa non c’è mai un euro da pignorare; a quelle immobiliari che durano un’eternità e costringono chi le ponga in essere ad esborsi enormi che, spesso, non vedranno rimborso; ai pignoramenti presso terzi (quando possibile) ove sovente non v’è nulla o quasi da ricavare perché il terzo non c’è più o perché il suo debito è poco o nulla; ai ricorsi per decreto ingiuntivo che potrebbero essere sostituiti da ingiunzioni qualificate degli Avvocati; a tutti quei contratti che sarebbero facilmente, e con competenza, stipulabili senza l’assistenza di altri professionisti – le compravendite immobiliari, per esempio ma sovvengono alla mente anche i c.d. passaggi di proprietà dei veicoli – e, più in generale, allo scandalo della negazione, pressocché assoluta e davvero incomprensibile, della facoltà di autenticare le sottoscrizioni! Penso alla patologica mancanza di meritocrazia. Agli incarichi milionari concessi in base a graziose discendenze e giuste amicizie. Ai mandati professionali da parte degli enti pubblici che vanno sempre agli stessi. Penso all’incredibile assenza di qualsiasi riferimento alla figura dell’Avvocato nella nostra Costituzione! E poi, ritorno con la mente al dileggio generale nei confronti della categoria: gli Avvocati rubano, perdono tempo, provocano la prescrizione, sono incompetenti, godono nel ritardare le decisioni, sono degli azzeccagarbugli, raccontano fandonie, si arricchiscono sfruttando i clienti, si vendono all’avversario… chiunque può, a chiunque è concesso gettarci fango addosso, impunemente. La vulgata è che noi siamo cattivi. Sui social, in strada, persino nelle dichiarazioni (anche molto recenti) di qualche… illuminato ed autorevole giurista. Non aiuta, bisogna dirlo, la politica adottata da più d’un ministro della Giustizia oppure l’insipienza di qualche soggetto capitato, per puro caso, all’apice del nostro settore. Gli Avvocati sono carne da macello, spara addosso al leguleio, dagli all’untore. So bene che, in qualche caso, il dileggio è meritato. Penso ai colleghi (minuscola voluta) che offrono pubblicamente la propria attività (minuscola voluta) gratis o quasi – con ciò, violando il principio di lecita concorrenza – o che, per esempio, incoraggiano azioni nei confronti dei medici che agiscono nell’estrema difficoltà di questi tempi grigi. Ma siamo 250.000 e passa (troppi, troppi)! Per la stragrande maggioranza perbene, coraggiosi, preparati, in buona fede. Penso al sorriso, alla bravura ed alla disponibilità dei Colleghi che vedo quasi ogni giorno (Antonietta, Gianluca, Roberto, Alessio, Elio per fare qualche nome, perché non siamo numeri!) e, più in generale, alla correttezza, alla serietà, al fair play di quelli che incontro sulla mia strada, innanzi alle eccezioni ed alle strenue argomentazioni, alla loro capacità di scorgere la cesura tra la difesa del Cliente ed i rapporti personali. Quanto è difficile, tutto questo! Quanto è difficile e miracoloso comprendere che l’inderogabilità del mandato difensivo ed il rispetto reciproco possano coesistere – anzi, considerare la prima una parte fondamentale del secondo. In definitiva e senza dilungarmi oltre, ecco perché vorrei tanto che questa storia dei 600 euro fosse un pesce d’aprile: perché, qui, bisogna rifondare la Giustizia, non elargire oboli. Perché non esiste alcuna programmazione rispettabile e seria delle vite di centinaia di migliaia di Legali; perché chi deve non adotta riguardo per le loro anime, le loro aspirazioni, le loro famiglie ed ora, di fronte all’ultimo atto di un’emergenza continua, frutto di scelte scellerate e di prassi assurde che solo in minima parte qui sono state citate, non si può più tacere. Perché non c’è merito, cultura, cura. Perché si deve, prima di tutto, riabilitare la professione dell’Avvocato. Perché noi siamo senza futuro e lo eravamo ben prima di questa emergenza mondiale. Il teatro è finito e quest’ultima farsa ha disvelato il trucco. Oggi, primo di aprile, abbiamo patito lo scherzo più atroce. Speriamo sia l’ultimo. Avv. Pasquale D’Aiuto. |
Post n°34 pubblicato il 02 Dicembre 2019 da cupidobruno
Napoli. A più di cinquantacinque anni dalla morte Marilyn Monroe, Bianca Fasano riscrive gli ultimi tre giorni di vita dell’attrice, dimostrando l’omisuicidio con l’ebook : “Another Marilyn”. Dedicato. La Monroe nel magma bollente degli anni dei Kennedy. Accademia dei Parmenidei. Un mare di pubblicazioni, sia precedenti al suo inserimento nel “pool” di StreetLib (ha pubblicato con molti editori di prestigio, prima di lanciarsi negli ebook e nei cartacei di StreetLib Write, il tool di authoring che le ha consentito di creare le sue molte nuove pubblicazioni, in libri digitali già validati nei formati: ePub2, ePub3, mobi e PDF divenuti, quindi, anche cartacei.. Dal lavoro cui sta lavorando al momento: “Le grafie dell’amore e dell’odio ed altri metodi di comprensione dell’essere umano”, stanno nascendo delle “spin off”(ricordiamo “Tre interviste impossibili” e “Lo sbobinatore e il piccolo chiller” sulle orme di Ted Bundy), di cui, ultima, questa sua immersione nella vita di una attrice morta da oltre sessantacinque anni, in modo misterioso, che non si è fatta mai dimenticare. Il libro è stato:-“Dedicato a Norma Jean, che non riuscì mai a divenire Marilyn MonroeL’autrice lo descrive:- “Questo mio “singolo” è dedicato ad un personaggio che mi è particolarmente caro: Marilyn Monroe. Un’attrice che è passata nel mondo della celluloide in un lasso di tempo brevissimo, lasciando un profondissimo segno. “- La Fasano aggiunge sul tema:-“E’ stato il periodo del mio “Il tempo degli eroi”, un libro che per me ha significato molto.Tra il 1962 ed il1963 io ero una ragazzina “molto adulta”, che viveva un’epoca in cui i retroscena dei fatti, pur eclatanti, non erano tanto visibili. La grande attrice Marilyn Monroe, con il suo splendido sorriso, muore tragicamente a Los Angeles, il 5 agosto 1962. John Fitzgerald Kennedy pochi mesi dopo: a Dallas, il 22 novembre del 1963. Fa il trio, l’uccisione di Bob Kennedy a Los Angeles il 6 giugno 1968. Se è vero che alle spalle del “suicidio” della Monroe, c’era la volontà dei Kennedy, la morte di quella giovane donna che li aveva amati entrambi, certamente non portò loro fortuna.”- Non si è mai potuto (o voluto), accertare la vera ingerenza del clan Kennedy nella misteriosa morte di una donna “che sapeva troppo”, il cui “libretto rosso di appunti”, fu fatto sparire nella notte tra il quattro ed il cinque agosto del 1962. La Fasano ha fatto più volte comprendere, anche nel passato, di non avere mai creduto al suicidio, avendo trattato l’argomento nel suo “Il tempo degli eroi”, scritto già nel 1997, laddove, per svolgere le sue indagini dovette lavorare su testi in americano o inglese, poco diffusi. Non era il tempo di google, che nasce ufficialmente il 27 settembre 1998. Tornando ad “Another Marilyn, l’autrice precisa di essere partita dallo studio grafologico sulla scrittura di Norma Jean, che l’ha indotta a ritornare sulle ricerche riferite a quello che viene considerato “un suicidio molto sospetto.” Nel suo lavoro attuale, anche con il metodo di una “intervista impossibile”, compone il tassello delle ultime ore dell’attrice americana, inserendovi, come in un puzzle, le parti del passato che spiegano, appunto, quegli ultimi tre giorni di agosto. Ha anche rivisitato l’autopsia effettuata da Thomas Noguchi, uno dei vicecoroner della Contea di Los Angeles che gli fu affidata dal coroner Curphey. Iniziata alle 10.30 del 5 agosto 1962 (della durata di cinque ore.), constatò che la temperatura corporea del corpo fosse di 32° e anche da questo dedusse come la Monroe si fosse suicidata (o fosse stata suicidata), tra le 20 di sabato quattro agosto e le 01 di domenica cinque agosto. Nel suo lavoro Bianca Fasano ha appurato come “mancasse la volontà suicidaria”, mentre invece fosse stato accertato che vi fu un fortuito quando misterioso viavai da e per la villa nel tempo (inspiegabile?), prima che qualcuno si decidesse a chiamare la polizia. Sostiene, anche, che i presenti fossero alla ricerca del già noto “diario rosso”, su cui (per consiglio del suo psichiatra, dott. Ralph Greenson, cui era stata indirizzata dalla sua analista di New York, Marianne Kris), Malilyn appuntava tutto, comprese le sue sensazioni, per di più a scopo terapeutico. Secondo la convinzione di molti, c'erano annotazioni sulle conversazioni con i fratelli Kennedy, sulla Baia dei Porci, Fidel Castro (e il potenziale assassinio di), la Mafia e Jimmy Hoffa. Prendeva appunti su tutto, altresì perché voleva "rimanere informata" su entrambi i fratelli, con cui aveva avuto, in periodi differenti, una storia sentimentale. La ricerca puntuale e precisa della Fasano appare molto forte sotto il profilo psicologico per lo studio a carattere grafologico che l’autrice ha effettuato sulla grafia di quella che lei suggerisce:- “Norma Jeane Baker Mortenson, che non è mai riuscita a diventare Marilyn Monroe”. Angelo Buonarroti. |
Post n°31 pubblicato il 08 Dicembre 2011 da cupidobruno
Martedì 13 dicembre 2011, dalle ore 16:00 alle ore 19:00, presso il Palazzo di Giustizia di Salerno, Aula “M. Parrilli”, L’Associazione “Giorgio Ambrosoli Salerno – A.G.A.S.”, con il patrocinio dell’Ordine degli avvocati di Salerno, terrà l’atteso incontro sul tema: “Mediazione Civile: Ratio, Applicazione e questioni di costituzionalità”, nell’ambito del quale saranno presentate, nell’ottica della materia trattata, le pubblicazioni “Il patto di famiglia” – “I contratti” – “I diritti reali” (ed. I libri della Leda, 2011) a cura di Angela Mendola, Cristina De Rose e Daniela Mendola. Moderatore della serata sarà l’Avv. Pasquale D’Aiuto Professionista iscritto presso l’Ordine degli Avvocati di Salerno.Co-Fondatore e Segretario dell’Associazione Giorgio Ambrosoli Salerno. Dopo i saluti delle autorità intervenute, seguirà l’introduzione e la presentazione al tema dell’Avv. Cristina De Rose, Professionista iscritta presso l’Ordine degli Avvocati di Cosenza e responsabile scientifico di “Concilia qui S.r.l.”. Farnno seguito le brillanti argomentazioni delle Dott.sse Angela Mendola, conciliatore specializzato e Daniela Mendola, conciliatore specializzato. Molto attesi gli interventi dell’Avv. Prof. Marco Marinaro Professionista iscritto presso l’Ordine degli Avvocati di Salerno; docente universitario a contratto; arbitro della Camera di conciliazione ed arbitrato presso la Consob; mediatore professionista e del Dott. Mario Pagano Giudice presso il Tribunale civile di Salerno. Viene denominata mediazione, l’attività, comunque definita, svolta da un terzo imparziale e indirizzata ad assistere due o più soggetti, sia nella ricerca di un accordo amichevole per la composizione di una controversia (c.d. mediazione compositiva), che nella enunciazione di una proposta per la deliberazione della controversia (c.d. mediazione propositiva). La mediazione è il dispositivo per addivenire alla conciliazione ed allo scopo di giungere a ciò, vi è il supporto degli organismi, ovvero enti pubblici o privati, abilitati a svolgere il procedimento di mediazione (senza l’autorità per imporre una soluzione), iscritti in un registro istituito con decreto del Ministro della Giustizia. La mediazione civile si assume il compito di deflazionare il sistema giudiziario italiano rispetto al sovraccaricato degli arretrati essendo questi a rischio di accumulare nuovi ritardi. E' con la finalità di evitare tali avvenimenti che ha preso vita il nuovo istituto della mediazione civile e commerciale, approvato con il decreto legislativo 4 marzo 2010, n. 28 (Gazzetta Ufficiale 5 marzo 2010, n. 53) attuativo della riforma del processo civile (Legge 69/2009). trattasi di una innovazione che, quando giungerà a regime, sarà indirizzata a trasformare la mappatura del processo civile. Allo scopo di portare lumi a questo importante argomento L’A.G.A.S. – Associazione Giorgio Ambrosoli Salerno, pone all’attenzione del pubblico interessato alcune pubblicazioni inerenti l’argomento e le relazioni illustrative specifiche di autorità della materia. Info: Avv. Pasquale D’Aiuto – pasqualedaiuto@hotmail.com www.associazionegiorgioambrosolisalerno.it La partecipazione all’incontro attribuirà n. 3 crediti formativi per gli Avvocati
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Inviato da: paoloaresmorelli
il 06/07/2008 alle 12:10