ODIO I CAZZI TUOI.

:: gl’impulsivi e imponderati gesti di un nostalgico mare ::


Avremo, come dire“non so bene quando”,te lo ricordi?quel futuro semplice e leggeroche invocavamo per salvarci.qui tra cerchi di onde piccoledi un qualunque giorno che cadesai lo sento ancora, è fortel’odore di quel balsamolì sulla federa del cuscino stesaanche dopo centoquarantuno macchineanche dopo che una testa diversadopo la tuaci si è distesa.mi chiedevi se avesse un senso tutto questose avesse un senso tutto quantolo chiedevi a me che ci capivo pocoio che non lo so ancora e che non lo sapevoma posso dirtelo, arrivato questo puntoche se mai quel senso c’eraora come ora sono pressappoco certoche quel senso adessosia sensibilmente un po’ di meno.Certo non si dovrebbe fare,parlare di te che non ci seiscrivere di te che non lo sai,non lo vorresti e non sapraiquanto e se mai queste paroleavranno qualche effetto sul realesulla mia o sulla tua esistenzache forse è proprio quello che non chiediperché tutto quello che ho saputo fareè stato ambire a sollevarticon me sull’intangibile bellezzadi una qualche trascurabile emozioneincuranti della nevedella pioggiadi quel che sembrava ci fossee poi invece…e poi invece forse non c’era.Lo so non è da uominiquesto starti a pensare ancora,ma mi succede solo quando scrivoe l’immaginazione se ne fregati risospinge sulla rivache tu ne abbia più o meno voglialei ti riporta qui, ti trascinaincantevole anche stavoltacome il ricordo di un lontano abbagliocome un sogno che galleggia, chiusodentro a una bottiglia.