Abbandonare Tara

Trasimeno


La strada si apre all'improvviso su questo scorcio quasi di mare. Acqua immota, spiagge e ombrelloni d'estate, sole che si specchia in mille modi e in mille ore della giornata, suggestivo gioco di luci, di ombre, di nuvole. Tre isolotti boscosi. Canne: tante canne lacustri.Durerà un quarto d'ora questo scorcio; dall'altro lato colline un po' brulle: non sembra nemmeno Umbria. Qualche galleria. Poi il lago sparisce e si prosegue verso Perugia: un incanto sepolto da improbabili e orribili casermoni di 20 piani del boom economico degli anni sessanta.Mi ricordo una gita scolastica di tanti anni fa, di cui restano foto in bianco e nero e le prime sfocate polaroid che sembravano un miracolo. Il traghetto che attraversava il lago: la prima foto col vento nei capelli, delle tante che verranno poi. Non avevo mai visto un lago. Mi rimase una sensazione di tempo sospeso, di vita fuori dal tempo. Di indefinitezza.Non è mare, non è campagna. E' acqua che non si muove, è fondale oscuro, è vita ibrida, è voglia di nostalgia.Adesso ci passo vicino tante volte per lavoro. Con la fretta di andare o la fretta di tornare. Con la voglia di fermarmi, una volta. Di guardare al di là del visibile, non aspettare niente: non c'è niente che viene da fuori, non c'è un "al di là" dell'orizzonte, nel lago. Passeggiare, farmi risucchiare dal tempo.