Abbandonare Tara

La nonna


Così la chiama mia cognata. A me pare strano, perché è talmente bella, ancora oggi, a quasi 80 anni e con la faccia recentemente sfigurata da impietosi operazioni, che questo appellativo, "nonna", proprio non le si addice.Quando le demmo la notizia che stava per diventare nonna per la prima volta, 27 anni fa, del mio UNO, si offese a morte: ci accusò di farlo apposta a farla invecchiare prima del tempo.Un colpo al cuore per me: che già non ero ben vista da lei. Non mi riteneva "abbastanza" per suo figlio: non abbastanza bella, non abbastanza ricca, non abbastanza altolocata. Niente.Lui scrollava le spalle e diceva che nemmeno Caroline di Monaco, la mia coetanea più fascinosa dell'epoca, sarebbe mai stata "abbastanza". Non è stata mai una donna facile: né col marito, né con i figli, né con gli amici.Erano proverbiali le sue grandi amicizie per cui faceva follie, poi interrotte da litigate degne di tragedie greche, in cui venivano coinvolti mariti, fratelli, parenti fino alla quarta generazione. E che scavavano trincee eterne.L'ho temuta; ho cercato di farmi apprezzare; poi l'ho detestata; poi ancora ho cercato di tenermene distante.Poi sono cresciuta anch'io.E' passata tanta vita sotto i ponti. Ho cominciato, non so nemmeno come, a vedere anche le sue ragioni, a capire anche quello che muoveva le sue reazioni, le sue passioni, le sue angosce.La sua depressione, mai riconosciuta, mai curata. Perché insolita, bipolare, con forme maniacali. Poi si è ammalata. E io ero lì. Con lei.I maschi, si sa, sono incapaci di affrontare la morte, la malattia, il decadimento fisico e mentale. I maschi, i suoi figli, negano il problema, nella speranza che al mattino dopo sparisca insieme agli incubi notturni.Invece io, la ex-ragazza "non abbastanza", io ero lì: concreta, esperta (purtroppo) di malattie, senescenze, ospedali, medici, procedure, burocrazie.Paziente, auto-munita (
), disinvolta nei corridoi e agli sportelli. E adesso, finalmente, da sfoggiare: "Mia nuora qui, mia nuora là. La carriera; i nipoti (i miei figli); la cultura. La bontà".Un giorno mi ha detto: "Comincio a volerti bene" e "Sono contenta che mio figlio ti abbia sposata".Dopo 27 anni, non c'è male: che cominci finalmente a diventare, ai suoi occhi, "abbastanza"?