Abbandonare Tara

Care memorie


Quella che sono, quella che ero, forse.Quella che ero, comunque. Perché c'è una parte di me che fa parte di queste altre donne, che era in loro prima ancora di essere la "me" che sono oggi.Mia madre, per esempio.
Festa della mamma, oggi. E appunto per questo, appunto e di più ancora, festa delle mamme che furono, di questo passato che viene da lontano, che si è distillato, cristallizzato attraverso secoli, campagne e città, guerre, amori, ricerca di felicità, gravidanze e parti, attese delle grigie serate di nebbia, Natali scintillanti, epidemie di influenza, piccole noie quotidiane. E bambini i cui sorrisi impallidiscono nelle vecchie foto ingiallite, dentro le scatole di velluto legate da nastri sfilacciati, su lastre tombali ormai anonime. Bambini che sono diventati vecchi a loro volta, che hanno portato con sè memorie e ricordi e hanno dimenticato e sono stati dimenticati.
Mamme e nonne di cui conosci solo il volto severo e amaro di una foto ufficiale di una volta. Di cui conosci lo smagliante sorriso in abito nu-ziale, di una vita ancora tutta da vivere. Di cui conosci e porti un nome, solo un nome. E vaghe somiglianze di cui solo una vecchia parente sconosciuta e persa nel passato ravvisa le tracce.Mamme e nonne che hanno amato e cullato quei bambini che sono stati i tuoi genitori. Quei bambini che sei stata tu, adesso madre a tua volta.E il tempo che passa e scorre. Che solo in un attimo riesci quasi a percepire nel suo svolgersi sinuoso e pigro, una vertigine di vite che risale indietro, che tesse la storia, quella vera, quella dimenticata, quotidiana, quella che fa da mangiare, bada alla casa, si rimangia le lacrime, cresce un figlio, aspetta lunghe giornate in una casa di riposo qualcuno che forse verrà, ma forse no.
 
        ora l'unico tempo è nel tempo che colsi(R. Vecchioni)