Abbandonare Tara

3 cose belle - 2 agosto


 
 Lawrence Alma-Tadema, Silver Favourites  condanna di Berlusconi a parte....che questa notizia meriterebbe di essere goduta in sé  1. Palermo in estate. Ho dovuto fare un rapidissimo viaggio al sud, per un triste motivo familiare, un funerale, ma nonostante tutto qualche cosa bella me l'ha regalata anche questo viaggio. Una Palermo bellissima, luce tersa e caldo africano, mitigato dal maestrale che rendeva gelido il blu del Maditerraneo. Una città splendida, storia di  divisioni e di razze, di civiltà e di colori e sapori che nonostante tanto sangue e tanta povertà sembrano talvolta ricomporsi, nel pigro passare dei giorni, nelle ampie piazze all'ombra delle palme, nei villini liberty (almeno quelli sopravvissuti allo scempio architettonico fatto da Ciancimino), nel vocio dei mercati affollatissimi, nel bianco degli stucchi barocchi e dei dolci di martorana.2. La somiglianza dei disordini. La accoglientissima e affollatissima casa dei cugini, affollata di cose, prima che di persone. Mi ha rilassato vederla così, in un momento non programmato, quindi non appena uscita da un ordine frettolosamente reinventato. È una casa che somiglia molto alla mia, come anche loro, i cugini, somigliano molto a noi. Tanto lavoro, tanta famiglia, e un amore sviscerato per quello che ti attrae da un negozio e da una bancarella, per le mille possibilità che in futuro potrebbero renderti indispensabile quel particolare oggetto, che poi immancabilmente non troverai. Trofei di collane e braccialetti e orecchini appesi ad un piccolo albero in camera da letto. Meravigliosi vasi e piatti e canestri in ceramica di Caltagirone che traboccano di oggetti, ricevute, scontrini, pubblicità, conchiglie e minuterie metalliche. Libri ovunque, in scatoloni, in pile ben ordinate e in tentennanti torri pronte a franare. Cibo che tracima dal frigorifero e dal mobiletti della cucina, voglie improvvise e tradizioni culinarie, scorte per figli maschi e nascoste ghiottonerie per la zia quasi centenaria.3. Un cimitero sulla collina brulla di terra rossiccia, con vista sul mare. Il vento teso che porta gabbiani bianchi, enormi, che planano immobili in aria, sfidando ogni legge di gravità. Tombe faraoniche e piccole lapidi, ammucchiate insieme, in un disordinato ordine che solo la morte, la grande livella, sa conferire. Giovani e vecchi, chi voleva esserci e chi c'era forse per errore.Una generazione appena passata in prima linea che comincia già a cedere il passo, ricordi di una infanzia comune, non molto lontana, eppure è una vita fa, ormai, sì, proprio una vita fa. E anche le agavi protese sullo stapiombo a mare, i fichi d'India pronti a dare frutto, i fiori e frutti in mezzo alle spine, sotto un sole spietato e bellissimo, l'aridità e la fioritura insperata, diventano una metafora della vita, così perfetta da far piangere e consolare insieme.