Abbandonare Tara

Season-lag


 
Marc Chagall, Sottosopra Conoscevo, ahimè, il jet-lag: lo stordimento fisico e mentale che colpisce chi si azzarda a saltare indietro o avanti nel tempo, cambiando fuso orario. Il tuo corpo non segue questa innaturale velocità con cui gli aerei ti spostano, poche ore che remano contro il corso del tempo, e si ribella. Donandoti nausea, mal di testa, botte di stanchezza al momento sbagliato, insonnia quando intorno invece tutto dorme, impossibilità a coordinare stimoli alla fame e ragioni sociali.Una serie di piccole tragedie che passano nel giro di qualche giorno: si dice che recuperiamo un'ora al giorno. E se il viaggio dura meno di questo recupero, si ricomincia, inevitabilmente, da capo, in senso contrario.Questa volta ho conosciuto un altro straniante senso di vuoto: quello dato dal salto nelle stagioni.Partita con i primi freddi, arrivi che è un bellissimo inizio d'estate. Hai fatto una fatica immane, mentale, ad infilare in valigia qualche maglietta a maniche corte ed un piao (benedettissimo) di sandali. Ed ora sono le uniche cose che ti servono e che desideri indossare, in un mondo, diverso, un altro emisfero, un'altra natura.E ti pare impossibile, ma questo season-lag ti stordisce e ti pare proprio, davvero, di camminare sottosopra, il nord che diventa sud, il sole che non ti indica più i punti cardinali noti, i preparativi per il Natale in estate, un cambimento, per quanto gradevole, più duro ancora da riassorbire.