Questo cartello mi è balzato agli occhi lungo la mitica Unter Den Linden, la via una volta centro della vita di Berlino, che dalla Porta di Brandeburgo va verso Alexander Platz, poi inesorabilmente distrutta dalla guerra e dalla damnatio memoriae comunista. Questo cartello potrebbe essere il filo conduttore di tutti i miei viaggi: del tempo strappato, rubato, del tesoro di esperienze, dei retroscena dei grandi musei e delle grandi mostre, della curiosità per la vita, spesso indovinata e carpita attraverso cartelli stradali, scritte sui muri; particolari molto più che immagini classiche da cartolina. Attraverso i quali mi illudo di conoscere e capire l'altro da me: altre culture, altre esperienze, altre mentalità, altre storie. E allora cos'è stata per me questa volta Berlino? Tante cose. Inevitabilmente un cielo, un cielo che ha davvero una qualità speciale. Talvolta si fa Valallah degli déi, come qui, al crepuscolo, un tardo crepuscolo nordico, davanti all'Altenmuseen:
O come qui, sul tetro campo di parallelepidi di granito nero che è oggi il Memorial all'Olocausto, sulla spianata dietro Postdammer Platz, sulla maledetta spianata dove sorgeva il bunker di Hitler.
Perché la storia ti perseguita, a Berlino: e spesso una storia non facile, non bella. Troppo recente per essersi stemperata. Troppo densa di orrore per essere comunicabile in un monumento.
Ma poi Berlino si ricorda di essere comunque nuova, sopravvissuta agli imperi, ai Reich, alle guerre, alle distruzioni, alle divisioni e agli annientamenti. Si ricorda di essere una capitale che vuole essere nuova, che ha caparbiamente voluto rinascita, ricostruzione, unione, condivisione.E la lavanda cresce ai piedi di un muro sopravvissuto ai bombardamenti, conservato a testimonianza, le tracce delle schegge di granata ora quasi decorative.
E una mongolfiera illumina quello splendido "cielo sopra Berlino", che se ti concentri è proprio speciale, proprio degno di un gran film e di un grande titolo.
Ecco, per ora finisce qui. Fine della prima puntata.Vostra Ody