Abbandonare Tara

Berlino con gli occhi di Ody. 2


E se cercate il muro, il muro per antonomasia, avrete una delusione e una gioia.Delusione turistica, perché il muro è ormai ridotto a frammenti, la maggior parte dei quali coperti di graffiti e murales coloratissimi.
Di altri spezzoni si fa addirittura didattica, come nel caso di questi in Postdamer Platz, intervallati da cartelloni con spiegazioni storiche, vecchie fotografie, ricostruzioni della planimetria della Berlino pre 1989.
Che poi la sorpresa è scoprire che il muro era proprio così, dalla parte ovest: coloratissimo, in segno di speranza e di volontà di annullare la barriera.E proprio così, anche in altezza. Non una muraglia spropositata, ma lastroni di cemento tirati su in modo molto veloce e quasi posticci. Ma destinati a diventare un simbolo di obbrobrio e vergogna per decenni.Questa è una delle poche postazioni di vedetta della Germania Est conservate a memoria. Murales colorati a ovest e dietro una striscia squallida di zona di confine, una torretta di avvistamento, i fili spinati dell'est.
Oggi il muro e ciò che ne rimane sono oggetti fetistici per turisti: frammenti inclusi in portachiavi, magneti per frigorifero, souvenir."Svendesi Muro", insomma.
Dall'altro lato c'è chi rimpiange la sistematica distruzione degli ultimi spezzobni di muro: in nome di una memoria storica e di una fisionomia, per quanto tragica, di Berlino.Ecco quindi il movimento dei muralists dal motto "Don't destry History".
Quanto a me: non riesco a farmi fotografare al Check Point Charlie, una della massime attrazioni turistiche di Berlino; non vado a visitare il Museo del Muro lì nei pressi.Di "certa" storia, ancora troppo recente, faccio volentieri a meno. Dei fantasmi dei morti lungo quella linea, della libertà conculcata fin quasi alla fine del secolo.