Abbandonare Tara

Sabato


Ma non del villaggio (magari!). Sabato, invece, della città. Corse in macchina con quell'ebrezza dell'uscire più tardi da casa, tanto traffico ce n'è poco. E inveci ti trovi incolonnata (come sempre) tra tutti quelli che hanno avuto la stessa brillantissima idea.Sabato delle mega spese al supermercato, tutti che scalpitano in fila alle casse, i carelli strabordano di merce: come se il giorno festivo, l'unico di chiusura in tutta la città, fosse una prova generale dell'apocalisse futura, contro cui approvigionarsi doviziosamente.Sabato delle pulizie generali in casa: tutto in mezzo per pulire, stanare polvere negli angoli, con l'affanno, poi, di mettere in ordine. E ti ritrovi con la casa ancora più in disordine dei giorni ordinari.Sabato delle partite a calcio, a basket, a pallavolo dei figli: da accompagnare, da ammirare, da compiacere. Mamme vocianti che fanno un tifo sfegatato, peggio degli hooligans negli stadi, mamme di un agonismo sbagliato, mamme di fanatismo, mamme di mammismo.Sabato di shopping: non abbiamo ormai nient'altro da fare. Questo è il nostro panem et circenses moderno. Non ci sono più visite ai parenti, per ingannare il tempo: non ci sono più parenti, le nonne hanno la loro vita (amiche e shopping anche loro), le zie zitelle hanno il fidanzato, nessuno prepara più dolci e biscotti, nessuno ha tempo di scaldare il tè. Nessuno ha tempo da ingannare: solo da sfruttare.Sabati pigri, leggere tanti giornali, inserti pesantissimi di patinate foto inutili, di pubblicità di merci improponibili. Leggere libri, poi, perché? L'attualità incalza, l'articolo di fondo fa cultura, l'opinionista soppianta l'intellettuale, il giornalista si improvvisa romanziere in questa giostra frenetica dell'oggi e dell'effimero. E un filosofo chi è? Un barbuto individuo conosciuto nelle riproduzioni delle Stanze Vaticane, il Platone di Raffaello - al massimo -; un vecchio ricordo di scuola, la Grecia classica, ma vuoi mettere, a che serve?E' sabato. Piove. Lasciatemi stare.