Abbandonare Tara

La recita di Natale


Mamma mia come le ho odiate!Passando prima per tutte le fasi intermedie: sopportazione; faccia di circostanza, sorrisetto appena accennato ma cortesissimo verso la maestra che tanto si era data da fare (ma appena appena accennato, mi raccomando, che non credesse in un reale apprezzamento col cuore, tanto da infervorarsi già da allora in vista dell'anno successivo).
E poi noia pura; insofferenza per lo stretto contatto con tutte quelle altre "mamme-mamme" (io che sono una mamma molto sui generis), coinvolte coinvoltissime nella confezione di tuniche da angeli, ali, stelline, corna di renna; estasiate dalle performance artistiche dei pargoli, mai paghe di canti, poesiole, musichette suonate coll'immancabile flauto dolce.E io che contavo quante recite ancora mi mancavano, anno dopo anno, asilo e poi scuola elementare, qualcuno anche scuola media, figlio dopo figlio, per arrivare infine alla liberazione. Alla quiete di un Natale senza recita.Perché poi questa noia infinita, questa insofferenza? Sarà stata la mancanza di fantasia, le reiterate canzoncine, sempre le stesse? La melassa di buonismo esibito; il rosso degli addobbi che ti esce dagli occhi? I chili di pandoro e la Fanta a fiumi (ai bambini di solito le uvette del panettone non piacciono)?E poi adesso invece, le rimpiango: adesso nel ricordo anche quelle (allora vivissime) sensazioni di noia e pena si stemperano. Il tempo che passa ha il potere di far diventare tutto un bel ricordo.
Ricordo solo i momenti migliori: DUE con la stellina in fronte e la tunica bianca e oro, il visetto dolce, immortalato in una foto che surclasserà sempre e di molto ogni possibile servizio giornalistico se mai diventerà famoso.UNO che aveva paura del pubblico e si nascondeva dietro la gonna della maestra, proprio lui, destinato a un radioso futuro di rampantismo e indipendenza precoci.TRE che, secondo il suo solito, cercò con pervicacia di demolire il teatro, sabotare la recita, unico angelo nella storia che faceva le boccacce, stonando rumorosamente (e apposta!) e inventandosi parole assurde per movimentare tutte le canzoncine.QUATTRO che si rifiutava di fare qualsiasi cosa e rimaneva, imbronciatissimo, in un angolo del proscenio, con l'espressione di Brontolo stampata sul visetto tondo, una perfetta anti-icona del Natale.E' bello ricordare. E' bello comunque averle avute, quelle recite. Grazie alle infinite noiosissime suore, alle maestrine di belle speranze, alle direttrici con cipiglio di cerbero, alle rassegnate insegnanti di musica inghiottite dai flutti tempestosi di stonature perenni. Grazie alle mamme volonterose, attente e provvide (che non sono stata io); alle nonne estasiate in platea; ai padri recalcitranti che scattavano fotografie sempre mosse o buie.Grazie a tutti quei Natali passati che rendono ancora unico anche quello che sta arrivando, che si fanno rimpiangere, che sono già memoria. "Raccontami mamma di quando ero piccolo"