Abbandonare Tara

Plasmare come creta


L'educazione della nostra generazione coincideva sotto molti aspetti con l'educazione letteraria.Pochissima televisione (una lontanissima età dell'oro!), pochissimo cinema, riservato alle grandi occasioni.Ripensandoci oggi, i libri che ho letto, la persona che sono diventata, dipende sì dalle scelte che ho operato, dai personaggi che ho amato, ma altrettanto si è modellata su quello che mia madre mi ha proposto. Questo post sarebbe più interessante (e utile alla mia introspezione) se riuscissi a leggere in trasparenza la futura donna che mia madre aveva in mente per me.
Soprattutto pensando alle letture della mia infanzia, quando avidamente leggevo tutto quello che mi veniva dato, ma senza alcuna possibilità di scegliere da sola che cosa.Anche io sono stata una figlia delle Piccole Donne, naturalmente, e della Piccola Principessa Sara Crew; del Piccolo Lord e di Senza Famiglia; di David Copperfield e de La capanna dello zio Tom.Un mondo antico che si prolungava in qualche modo nel nostro, inevitabile come un rito di iniziazione. Infanzie spesso difficili, soffitte londinesi, un'America vittoriana o una Francia ostile; rigori invernali, morti premature, ma soprattutto la centralità della famiglia, la difesa degli oppressi, il trionfo finale della bontà.I turbamenti, i fantasmi della mente, Jane Eyre, Cime tempestose, gli incubi appena accennati, nascosti sotto la pelle del quotidiano sarebbero venuti dopo, solo molto dopo. Furono uno dei primi frutti del passa parola fra giovanissime adolescenti, letti quasi di nascosto, poi accettati un po' a malincuore, "Sta crescendo, che vuoi farci?".
Ma furono anche romanzi di iniziazione ad una ricerca di sé, un incoraggiamento velato ma certo non inconsapevole, a costruirmi come persona innazitutto. Come non amare, io come migliaia di altre bambine, l'indipendenza di Jo March, la ferma costanza e la ferrea volontà della madre del Piccolo Lord che abbatte barriere sociali? Come non prediligere Agnese e la sua capacità di stare al timone della vita, davanti alle diverse fragilità di Dora e Emily?Sono certa che, anche in questo, avere una madre che aveva studiato e che lavorava, un padre che investiva su di me aspettative non comuni per una figlia femmina, furono una lente di lettura e di interpretazione. Ma, probabilmente, furono, a monte, le ragioni delle loro scelte per i miei libri.Vennero infatti poi anche i libri "moderni" per bambine. Mia madre forse temeva che quell'Ottocento mi intrappolasse in sogni di crinoline e buoni partiti. Giana Anguissola entrò in casa, forse attraverso il Corrire dei Piccoli, non so. Ma Priscilla, Violetta la timida, Marilù, Daddi e Giogi, divennero compagne di scuola e di gioco. Nessuno mi toglierà dalla mente che fu la fascinazione di Priscilla a spingere mia sorella a studiare danza classica, in un'epoca in cui le piccole ballerine non esistevano ancora e se non vivevi a Milano era un problema non indifferente trovare un dove e come decente.Ma ci furono anche tanti romanzi d'avventura e romanzi storici: avere un padre che aveva girato il mondo (e non aveva figli maschi), ebbe il suo peso in tutto ciò, ne sono certa. Ma anche avere una madre che poteva accettare, senza troppi patemi d'animo, che sognassi avventure, viaggi, cacce al tesoro, dedizioni assolute. E anche, perché no?, modelli maschili di comportamento.Ci furono perciò Quo Vadis, Fabiola, infiniti Mino Milani , i cui personaggi erano per me una sorta di antesignani, meno ironici ma di maggior spessore, di Indiana Jones. E un terribile incubo che leggevo e rileggevo, un "Day after" per ragazzi, "Addio al Pianeta Terra", che ho difficoltosamente ritrovato su ebay di recente e a cui tornavo spesso, con un particolare masochismo, una ricerca di suscitare in me buoni sentimenti attraverso la lettura, che ancora mi riconosco.Per poi passare a Verne: unica bambina che leggeva queste cose "da maschi", fonti di fascinazioni straordinarie che poi avrei trasferito, da adulta, negli studi, rivissuto nel cinema. Ma che soprattutto avrebbero dato quel certo non so ché al mio modo di affrontare la vita stessa come un'eterna ricerca.  
(questa Sant'Anna di La Tour somiglia incredibilmente a mia madre)