Abbandonare Tara

La macina da mulino


 Luca 17:2: "Sarebbe meglio per lui che una macina da mulino gli fosse messa al collo e fosse gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno solo di questi piccoli".
C’è un’idea perniciosissima che ha preso piede da non so quando nella media delle persone, un’idea sbiadita e buonista del cristianesimo. Come se Gesù fosse il biondino slavato e dal dolce sorriso dei santini della nostra infanzia, un dio a buon mercato, un dio da “volémose bene” e da “tarallucci e vino”.Si è accreditata l’idea che tutto il Vangelo sia riconducibile a frasi ad effetto del genere “porgi l’altra guancia”, “perdona chi ti fa del male”, “non giudicare”, “ama il prossimo tuo”.Nessuno nega che questo faccia parte del messaggio evangelico. Ma purtroppo, o per fortuna, questo messaggio è anche molto più.E’ una miniera senza fine di scoperte, una stratificazione di contenuti anche controversi, o che per lo meno sembrano tali ai nostri orecchi moderni, incapaci di percepirne e viverne la valenza forte e centralizzante, difficilmente riconducibile a pratiche consuetudinarie, cattolicesimo di maniera e di facciata, addomesticate interpretazioni ad usum delphini, fatte cioè per tenere dentro tutto e di più.Il messaggio radicale del Vangelo, invece, annuncia un rigore e una fermezza difficili, certo non politically correct, non "un lesso da brodo" (come si dice a Firenze), cioè non un qualcosa di gommoso e molliccio che ognuno tira dalla sua parte per cercare di accreditare le proprie convinzioni.E così qualcuno, qui a Firenze, dovrà fare i conti anche con questa (scomodissima) frase, ripetuta in tutti e 3 i Vangeli sinottici, inespuntabile, quindi, alla luce di ogni rigorosa critica esegetica.Che è condanna, netta e totale di ogni pedofilia. Che non può lasciare spazio a nessun compromesso, che impone (per chi a questo messaggio vuole conformarsi) anche l’azione, la condanna intransigente e rigorosa.Così colpevole è anche chi non condanna, chi insabbia, chi sa solo pronunciare, e troppo tardi, solo nonsense buonisti: come se si dovesse sempre perdonare e sempre difendere. Ma chi, poi? Difendere il colpevole? E alle vittime, chi ci pensa alle vittime?E colpevole proprio alla luce di questo Vangelo.Colpevole il pastore che non sa difendere le proprie pecore.Colpevoli anche quelli che lo hanno preceduto e hanno lasciato passare colpevolemente il tempo.Colpevole l'ex enfant-prodige che non sa staccarsi dal suo ruolo e dal suo passato; che sa solo invocare la sua sofferenza. Chi te la nega? Ma da un adulto mi aspetto che sappia superare le sue disillusioni ed esercitare il mandato che gli è stato dato.Colpevole chi non ha creduto, chi non ha saputo ascoltare, chi non ha difeso.Grazie invece a chi ha parlato e ha fatto uscire la vicenda allo scoperto: grazie ai vicari che hanno scritto una lettera aperta. Grazie a Telefono Antiplagio.Grazie al procuratore Ubaldo Nannucci che comunque, anche se sono passati 30 anni, ha aperto un'inchiesta.Non c'è molto altro da dire.Vorrei potermi fidare di quelli che hanno a che fare con i nostri figli. Vorrei potermi fidare di insegnanti, di allenatori di squadre, di vicini di casa. Di preti. Vorrei che le leggi fossero adeguate, severe. Vorrei che nessuno rimanesse incredulo e non prestasse ascolto. Vorrei che nessuno si dimenticasse di questa pesantissima, definitiva, straordinaria invettiva: un delitto che fa raccapriccio anche agli occhi di Dio, per il quale anche la misericordia trova più misericordiosa "una macina da mulino appesa al collo". Vorrei non continuare a leggere sui giornali di questa ombra nera che si allunga. Ci sarebbe solo TANTO da fare. Difendere i nostri figli non ha prezzo.