Abbandonare Tara

Tempo e eternità


Gaetano Previati, La danza delle Ore, Collezione Cariplo, MilanoFINE D’ANNONé la minuzia simbolicadi sostituire un tre con un duené quella metafora inutileche convoca un attimo che muore e un altro che sorgené il compimento di un processo astronomicosconcertano e scavanol’altopiano di questa nottee ci obbligano ad attenderei dodici irreparabili rintocchi.La causa vera è il sospetto generale e confusodell’enigma del Tempo; è lo stupore davanti al miracoloche malgrado gli infiniti azzardi,che malgrado siamole gocce del fiume di Eraclito,perduri qualcosa in noi:immobile.Fernando PessoaAULD LANG SYNEEternare cosa? Cosa consegnare di me al ricordo?, in questa continua rincorsa del tempo, dell'apparenza del tempo, della ruota di giorni, mesi, anni, che si toccano, si incatenano gli uni agli altri, si inanellano di memoria, amore, rime baciate con dolore e dimenticanza, incontri rimandati, forse solo paventati e scansati, volontariamente, fingendo altri impegni, preferendo non avere piuttosto che affrontare?Eternare: fino a quando? Fino al prossimo risibile, ingenuo, auto ingannevole bilancio? Una piccola gioia, una grande battaglia vinta, un mazzo di fiori rossi, una scatola di marron glacés, una tazza di caffè all'ombra sulla spiaggia.Mantova che emerge dalla nebbia e dalle pagliuzze di sole di un giorno di novembre (nessuno mi aveva regalato mai una città per il mio onomastico)Credere di amare ed essere esigente, di chi ti puoi fidare, su chi puoi contare. Aprirsi e non volere scoprirsi, donare a piene mani e poi soffrire di non essere ricambiati. Responsi medici gravosi, difficili da far calare nel quotidiano, ogni volta più basso, ogni volta forza da impegnare per tenere sotto controllo me e gli altri.Svegliarsi prestissimo al mattino, aspettare l'alba dietro i vetri di una finestra, aspettare una telefonata, una telefonata giunge inaspettata a Natale, anni che scompaiono, disposta a far cadere subito ogni muro - perché mai ci sono stati? - . Disposta a costruire steccati, difendere con siepi e con barriere di libri e sorrisi un piccolo spazio conquistato.Il sole che luccica sul mare di luglio, grandi delusioni, piccole conquiste, i bambini di ieri ormai giovani adulti, il dolore sordo di vie non seguite, di strade tracciate abbandonate. Fallimento e conquista. Mangiare un cachi arancione. Una coda a un  museo, le code ai semafori, sacchetti della spesa, spesa quotidiana e quotidiane amarezze.Parigi, Londra, Detroit; Torino, Venezia, Bergamo, una Roma immersa nel sole di maggio, la lanugine dei tigli, teatro e cinema. E poi i bambini che nascono, nuovi nomi, nuovi compleanni da ricordare: Alessandro, Tosca, Lucrezia. Un pigiama verde, un topo che passa di notte, invisbile; l'amarognolo dell'olio nuovo, biscotti alla cannella. Chagall, Velasquez, Lega, Mantegna, Mozart e Cilea. Nuovi numeri nel cellulare, nuovi volti da riconoscere, allievi da conquistare, piccole rivincite, sorrisi al posto di pugnali avvelenati.Imparare, di nuovo, il sapore della crema di castagne, vaniglia e gocce di cioccolata, un libro scritto, venti - forse - libri letti, mille cominciati. Poesie e fiori, disavanzi e dimenticanze, burocrazia e tasse. Perdersi una sera, in collina a guardare le luci lontane nella vallata, ascoltare e raccontarsi le voci che sussurrano nel buio, le vite già vissute, le vite che si snodano.Il peso e la gioia, il quotidiano per l'eterno: cosa mai sarà eterno, passeranno ancora due generazioni e poi? vale la pena tutto quanto, per una breve memoria?Eppure ricominciare, una nuova avventura, è una gioia indicibile: traslocare libri e tonnellate di fogli, traslocare un pezzo di me con l'ansia che cerca di svegliare la paura dell'ignoto. Smistare decine di anni, ritrovare una vecchia foto. Si ricomincia per amore, per avventura, per sfida. Per vita.