Là, dove il tempo si è fermato.
Mi ricordo di un acquazzone di marzo a Pisa. Eravamo su la Piazza del Duomo. Ci rifugiammo sotto l’architrave della porta maggiore, scrollando le gocciole. Là c’indugiammo ad aspettare che spiovesse. (...)Il prato deserto aveva non so che derelitta dolcezza, lungh’esse le mura della vecchia città di parte. Il Camposanto dell’arcivescovo Ubaldo era chiuso e raccolto intorno alle sue cinquantatre stive di terra del Calvario. (...)Si diceva che dalle gore e dai canali, di là dal Camposanto si levasse verso sera una febbre tacita e venisse a vagare pel prato pio. Ma non sentimmo se non il brivido della primavera molliccia.Camminavamo tra il muro del Camposanto e il fianco del Duomo, dov’era uno spazio mistico per la nostra musica. Alla nostra fantasia gli affreschi interni traspiravano di fuori.E la nostra musica aveva la faccia di quella donna vestita che si china con la gota sopra il suo salterio.Gabriele D’Annunzio, Notturno, 1918
Capiti una sera in cui Marzo ha deciso di chiamarsi inverno, vento gelido, schizzi di neve frammista a pioggia.Ma il miracolo si rinnova. Nel buio e nel bianco del marmo piegato dall'uomo a farsi merletto.
Il silenzio e l'eterno, qui, trovano un senso tangibile e perfetto.