Abbandonare Tara

Arrendersi


 
Norah Neilson Gray, Self Portrait Non è un post divertente. E' il racconto di una resa.Di una giornata uguale a molte altre, eppure diversa. Di una giornata in cui una notizia terribile (LEI, la hanno passata dalla chemio alla terapia del dolore) mi affoga ancora di più dell'afa di Firenze. Di una giornata in cui lavori, al solito, ad altissimi ritmi: telefonate, disturbatori quotidiani, i soliti ostacoli definiti insormontabili che poi si sgretolano come giganti dai piedi di argilla. E.mail che piovono a grappoli, scuse da fare e da ricevere, idee e improvvisazioni, studio e discussione.Di una giornata che ti riserva una meravigliosa bimba piccola da conoscere, dopo le foto arrivate nei mesi di là dall'Oceano; figlia di una madre tanto amata, figlia di una figlia che non ho avuto: cercare somiglianze, spiare sorrisetti e moine, rubare l'odore di latte e borotalco, una vita che cresce e che non ti appartiene.Oppure sì, ti appartiene come tutto ciò che dà gioia anche per un attimo. Di una giornata che ti impone anche una valigia da fare in fretta, un treno da prendere in corsa, un paesaggio diverso, un'ora per pensare, l'angoscia che sale, che sarà di te quando lei non ci sarà più? Farai questo viaggio e qualcosa ti ricorderà lei? Quante cose non abbiamo fatto insieme e quante potevamo fare, invece. Quanti ricordi, ma anche, mentre ci avviciniamo alla svolta, quanti rimpianti.E poi giornata che si fa serata, l'immancabile ponentino di Roma che allevia un po' la fatica. Una città che si distende, si allunga pigra, lungo le anse del grande fiume; ponti bianchi, luce che inonda, macigni di storia. Roma che sempre mi sommerge, mi sovrasta, il peso del tempo che si fa leggero, la storia che ridimensiona la tua piccola storia, la sbadata noncuranza di chi vive il quotidiano dell'eterno. La città che sale,  si arrampica su un colle. Una conoscenza che diventa amica, che apprezzo ogni volta di più: chiarezza, lucidità, equilibrio, ironia e distacco, onestà e praticità. Compagnia e un gelato. Toh, Nanni Moretti con il gelato, anche lui: tranquillo, quotidiano, quasi banale. Ma no, và: più bello dal vero. E poi la giornata ti fa incontrare anche Cechov, il buio e l'odore del teatro. Odore, sì. Di vecchio sempre nuovo, di vecchio svecchiato, di vecchio mai vecchio. I bei ragazzi, i bravi ragazzi: giocare col teatro, leggerezza, impegno, la prima risata della giornata.Giornata? E' già finita, però. E' notte fuori, una notte sapida e dolce, la notte del futuro, della speranza, dell'avvenire davanti. Spaccati di fascino buio, la grande cupola bianca: mio Dio, mio Dio perché mi hai abbandonato? La forza di lei, il suo coraggio, il suo non arrendersi, mai. Stamani (ore fa, anni fa) mi ha detto:"Non muoio nemmeno stavolta, sai? Ho ancora qualcosa da fare".Anch'io?Torneremo qua insieme? Ombre di palme e di pini, musica e piccoli gruppi intorno al chiosco. La vicinanza di un figlio, sentirsi accudita, sentirsi di dover accudire. Rientrare a notte fonda e sentirsi in dovere subito di aiutare, fare ordine, ripulire (io). E lui che mi prepara il letto, piega un angolo del lenzuolo, gesto di amore infinito, lacrime finalmente. Mi commuovo, sempre, quando qualcuno ha un piccolo gesto di affetto per me. Più piccolo è il gesto, più mi commuovo.C'è sul comodino una foto di lui e del suo amico, ragazzini, al tempo del liceo. Due che si sono scelti: come me e lei. "Come ti sentiresti se un domani lui se ne andasse così, come lei sta facendo?"Forse è crudele chiedere, ma è talmente inverosimile che non ferisce. E infatti lui risponde: "Farà un master in Svezia". Si parla di futuro, dunque, ancora.Odore della frutta, lì sul tavolo: mi arrendo.Disperazione che si scioglie e si nasconde nel pianto. E' la vita che vince, i suoi vortici, il suo andare e venire, pensiero e dimenticanza, attaccarsi a quello che c'è di nuovo, attaccarsi a quello che c'è di usato. I piatti della bilancia non sono mai in pari, nel bene e nel male, ma continua, continua, continua, continua. Ci si arrende alla vita.