Abbandonare Tara

"Non recidere forbice quel volto"


Isidoro Grunhut, La bambola, Museo Revoltella, TriesteE così passa: il tempo, il caldo, il sole che brucia, l'estate insomma.Passa il tempo sospeso che sembrava eterno di immersione nel dolore lancinante, quando il dolore opprimeva il petto, quando l'afa e il pianto erano tutt'uno, quando sembrava che una mano schiacciasse al suolo ogni forma di vita, perché tu non avevi più vita.Arriva il momento del "dopo". Bisogna affrontare la paura di tornare per quelle scale, di incontrare il fantasma della mancanza, del dolore, del lutto.Rientrare nelle stanze abitate quando ancora c'eri, guardare un telefono senza sapersi capacitare che non suonerà o se suonerà non sarai tu; vedere qualcosa che ti sarebbe piaciuto in una vetrina e rimanere lì, a braccia penzoloni, colpita dall'inutilità del pensiero, dall'inutilità stessa dell'esistenza di quell'oggetto, dall'inutilità del mio stesso essere. Vivere con gli altri, anche con altri molto amati. Ma altri che non sono te.Altri che hanno altro da offrire, che può essere anche tanto, ma non è quello che tu mi davi.Finite le confidenze, finite le lunghissime conversazioni, finita la certezza di essere capita senza dover squadernare la lunga lista dei come e dei perché, finito il tutto che c'era prima e che rendeva semplice il tutto che veniva dopo. Un tutto che non ci sarà più.Ma c'è qualcosa che non immaginavo fosse ancor peggio. C'è che impallidirai nelle fotografie, impallidirai nelle tracce lasciate nella vita altrui, impallidirai in quello che volevi fare della tua vita e in quello che volevi costruire nella vita altrui. Questo è un altro abbandono, un secondo morire, un altro crudele inganno della vita. Che va avanti.