Ai piedi di alcuni santi accorrono gli uccelli.Ai piedi di alcune figure della leggenda si accoccolano le belve.Intorno ai vecchi di piazza San Marco, a Venezia, passeggiano i colombi.Con Androclo fece lega il leone.Con me fanno lega i libri.Accorrono, si radunano, mi si attaccano addosso.Sono tanti anni che li amo: grandi o piccoli, esili o voluminosi, rari o di poco prezzo, con le supercopertine vistose e pensosamente calzati nel duro cuoio come in morbide pantofole.Non devono mai essere troppo accurati, come abiti appena usciti dalla sartoria o gelidi come camicie inamidate. Ma non per questo devono essere coperti di cenci sudici.Bisogna maneggiare i libri come un arnese, come un utensile.E io li ho amati tanto che alla fine m'hanno ricambiato.I libri, come frutti succosi, mi si spappolano in mano e, come fiori incantati, schiudono i loro petali, lasciandomi dentro un certo giro di idee, una parola suggestiva, una citazione appropriata, un'illustrazione persuasiva.Io sono capriccioso nella scelta.Ed essi mi vengono volentieri incontro.Mi stringono in un cerchio fatale.Un tempo mi bastava una sola stanza rivestita di libri.Ma, in seguito, dalla "biblioteca" si è passati allo studio, e da qui alle pareti della camera da letto...Un giorno invitarono Chesterton a tenere una conferenza."Su che cosa?" domandò, una volta giunto sul posto."Su quel che volete, perfino sugli ombrelli".Ed ecco che Chesterton si mette a parlare su un panorama di capelli sempre più numerosi, che ricoprono i pensieri, sui cappelli che ricoprono i capelli, sugli ombrelli che coprono tutto....E' così che talvolta mi appaiono le mie stanze.Fluidi corrono dalle cellule della materia grigia cerebrale, attraverso la calotta cranica, verso gli armadi dei libri e, attraverso le pareti degli armadi, nel cuore stesso dei libri.Non è vero! Non esistono armadi: io tengo i libri su scaffali aperti e nel rispondere al fluido dei miei pensieri i libri si precipitano verso la mia testa.A volte ha la meglio la mia radiazione verso i libri.A volte ha la meglio il contagio che filtra attraverso le loro coste.Mi vedo come un san Sebastiano trafitto dalle frecce provenienti dagli scaffali.E la scatola cranica non è più una piccola sfera ossea contenente frammenti di riflessi, come la monade di Leibniz, ma mi par di vedere i murie sterni della mia stanza mentre gli strati dei libri disposti lungo le pareti non sono che strati in espansione all'interno della mia stessa testa!E dire che i miei libri non sono affatto straordinari! Eccezionale è semmai la loro commistione, non già il valore d'antiquariato o decorativo. E,forse, non valgono per il mancato rigore della scelta, e per l'assoluta mancanza dei testi che bisogna avere!Spesso non li apprezzo in sé, ma per l'insieme di idee a cui sono collegati nella mia mente, per quella paginetta talvolta casuale che è sommersa in un mare di capitoli senza interesse, per quella riga sperduta nell'indifferenza di pagine che parlano d'altro.Sergej M. Ejzenstejn
Con me fanno lega i libri
Ai piedi di alcuni santi accorrono gli uccelli.Ai piedi di alcune figure della leggenda si accoccolano le belve.Intorno ai vecchi di piazza San Marco, a Venezia, passeggiano i colombi.Con Androclo fece lega il leone.Con me fanno lega i libri.Accorrono, si radunano, mi si attaccano addosso.Sono tanti anni che li amo: grandi o piccoli, esili o voluminosi, rari o di poco prezzo, con le supercopertine vistose e pensosamente calzati nel duro cuoio come in morbide pantofole.Non devono mai essere troppo accurati, come abiti appena usciti dalla sartoria o gelidi come camicie inamidate. Ma non per questo devono essere coperti di cenci sudici.Bisogna maneggiare i libri come un arnese, come un utensile.E io li ho amati tanto che alla fine m'hanno ricambiato.I libri, come frutti succosi, mi si spappolano in mano e, come fiori incantati, schiudono i loro petali, lasciandomi dentro un certo giro di idee, una parola suggestiva, una citazione appropriata, un'illustrazione persuasiva.Io sono capriccioso nella scelta.Ed essi mi vengono volentieri incontro.Mi stringono in un cerchio fatale.Un tempo mi bastava una sola stanza rivestita di libri.Ma, in seguito, dalla "biblioteca" si è passati allo studio, e da qui alle pareti della camera da letto...Un giorno invitarono Chesterton a tenere una conferenza."Su che cosa?" domandò, una volta giunto sul posto."Su quel che volete, perfino sugli ombrelli".Ed ecco che Chesterton si mette a parlare su un panorama di capelli sempre più numerosi, che ricoprono i pensieri, sui cappelli che ricoprono i capelli, sugli ombrelli che coprono tutto....E' così che talvolta mi appaiono le mie stanze.Fluidi corrono dalle cellule della materia grigia cerebrale, attraverso la calotta cranica, verso gli armadi dei libri e, attraverso le pareti degli armadi, nel cuore stesso dei libri.Non è vero! Non esistono armadi: io tengo i libri su scaffali aperti e nel rispondere al fluido dei miei pensieri i libri si precipitano verso la mia testa.A volte ha la meglio la mia radiazione verso i libri.A volte ha la meglio il contagio che filtra attraverso le loro coste.Mi vedo come un san Sebastiano trafitto dalle frecce provenienti dagli scaffali.E la scatola cranica non è più una piccola sfera ossea contenente frammenti di riflessi, come la monade di Leibniz, ma mi par di vedere i murie sterni della mia stanza mentre gli strati dei libri disposti lungo le pareti non sono che strati in espansione all'interno della mia stessa testa!E dire che i miei libri non sono affatto straordinari! Eccezionale è semmai la loro commistione, non già il valore d'antiquariato o decorativo. E,forse, non valgono per il mancato rigore della scelta, e per l'assoluta mancanza dei testi che bisogna avere!Spesso non li apprezzo in sé, ma per l'insieme di idee a cui sono collegati nella mia mente, per quella paginetta talvolta casuale che è sommersa in un mare di capitoli senza interesse, per quella riga sperduta nell'indifferenza di pagine che parlano d'altro.Sergej M. Ejzenstejn