Abbandonare Tara

America is another name for opportunity


Non ho avuto molto tempo (e quando mai ce l'ho!) per leggere in giro i commenti sulla vittoria di Obama. Certa sarà stato detto tutto e di più di tutto. L'entusiasmo era palpabile su tutta la stampa, nei notiziari. Il discorso della vittoria un capolavoro di futuro in pillole, di speranza condensata, di commozione che richiamava alla memoria, a quel cuore interno della nostra storia interiore, Martin Luther King, John Kennedy e, se possibile, ancora di piùIo vorrei aggiungere anche il mio commento. Non politico, ma emotivo.Non so che presidente sarà Obama: voglio sperare buono.Non so quanto dei suoi discorsi corrisponde all'essenza vera dell'uomo e della politica che andrà a fare.non so quanto c'è di elettorale, quanto c'è di costruito ed artefatto.Ma la sua vittoria - che non credevo possibile in queste proporzioni - mi ha dato una forte emozione, mi ha riconciliato con una delle principali anime degli Stati Uniti.Diventati di nuovo, dopo decenni bui, il paese delle grandi opportunità.Di quella tentacolare, disomogenea, schizofrenica società, di cui conosco direttamente alcuni dei tanti lati negativi, amo un lato particolare, un lato straordinario, un lato che non ho trovato altrove: il fatto che ci sia sempre una possibilità, una opportunità, che il futuro non sia a scadenza.E la vittoria di Obama è stato per me rivedere questa America.L'impossibile fatto possibile. Il rovesciamento attuato. Ammiro chi ha saputo infondere, di nuovo, in questa gente, la speranza -la certezza- che un cambiamento fosse possibile. Ammiro chi ha saputo muovere masse di disillusi della vecchia democrazia e spingerli al voto. Ammiro chi ha saputo credere che si dovesse offrire una opportunità al futuro e al cambiamento.Ammiro Obama, ma soprattutto ammiro chi lo ha votato.