John Everett Millais, Ritratto di Mrs. CoventryRitrovarsi, un po' forzatamente, nella vecchia casa della nostra infanzia e dell'adolescenza. Io, poi, ne sono andata via molto presto, per non adare mai via davvero, per tornare di continuo, riempirla di bambini che volevano biscotti e pane e marmellata tutti i pomeriggi. Quella casa dove si facevano quei Natali infiniti, quei pranzi semplici e meravigliosi, quelle lunghe chiacchiere, i racconti, la storia delle storie del mondo sbriciolata in pillole di persone e personaggi, fatti e ricette, battute e sogni e ricordi.Una casa da svuotare, oggi.Piano piano sparisce il suo bell'ordine, i soprammobili, i centrini, gli infiniti ricordi di chi c'era e non c'è più. Cose, che diventano solo cose. Che una volta avevano un significato e oggi non sono altro che vaghi ricordi. Le cose che portano l'amore, le cose che portano il peso lieve di persone che non ci sono più, di paesi e luoghi e volti che non abbiamo nemmeno conosciuto se non di nome.Smembrare, dividere, separare. Cosa tenere? E' uno squarcio nel cuore tutte le volte che si sceglie.Infinite lenzuola bianche ricamate, infiniti quadri di pessimo gusto, le vecchie foto, i telegrammi, le cartoline (perché una volta si scrivevano cartoline). E piano piano arriva il momento di gettare ciò che non serve, ciò che è rotto, ciò che nessuno di noi potrebbe tenere.La scatola con le vecchie decorazioni dell'albero .... il presepe no, il presepe l'ho preso già io da tanti anni.I foulard della mamma. Un abito da sposa.Mi porto a casa un golf del babbo, l'ultimo che ha indossato, e uno scialle della mamma, che metteva d'inverno, quando ormai viveva immobilizzata. Mi illudo abbiano ancora il loro odore.Abbraccio le cose, piango sulle cose, riprendo, caparbia, dai mucchi, le cose rotte.E' così, cose al posto di persone, cose come ricordi, cose come famiglia.Cose che hanno un'anima. Come fai a buttare via il cuore proprio a Natale?