Abbandonare Tara

Wyeth: l'anima delle cose


Andrew Wyeth (1917 - 2009)
Andrew Whyeth, Alvaro and Christina"Andrew Whyeth, uno dei più noti, ma anche dei più controversi artisti nella storia dell'arte americana, il perno solitario di una dinastia di artisti, le cui rappresentazioni dettagliate e realistiche della più povera vita rurale, erano diventate icone della cultura nazionale e avevano innescato un dibattito senza fine sulla vera essenza dell'arte moderna, è morto venerdì nella sua casa di Charles Ford, in Pennsylvania, all'età di 91 anni".(per chi volesse leggere in originale l'intero articolo del New York Times, il link è QUI)Nonostante le sue opere siano presenti nei più importanti musei americani e del mondo, Wyeth ha pagato a lungo un debito pesante e duplice al destino: quello che lo ha fatto vivere quasi contemporaneo di Edward Hopper e come lui esponente del realismo americano; e quello di essere membro di una famiglia di artisti (tutti a lui molto inferori: padre, sorelle, figlio) i cui esiti sono stati accomunati ai suoi, facendo sì che parte della critica lo relegasse nel ghetto dell'illustrazione o del bozzettismo.Come in tutti gli artisti vissuti molto a lungo, la produzione di Wyeth non è esente da cadute di tono, manierismi o ripetitività. Ma la poetica più caratteristica del realismo americano, quella della solitudine, trova in lui una declinazione tutta particolare, la descizione dell'anima delle cose.
Andrew Wyeth, Monday Morning"Cose" sono anche i suoi splendidi ritratti, in cui la persona vera diventa simbolo.Come in questo della straordinaria moglie Betsy, assunta ad allegoria dell'America dei puritani e dei padri pellegrini del Settecento:
Andrew Wyeth, Maga's DaughterTalvolta da un'esperienza di incontro umano, immerso nella meditazione della solitudine e dell'alienazione, nascono capolavori diventati ormai icone dell'immaginario americano come questo dipinto, oggi al MoMA di New York:
Andrew Wyeth, Christina's WorldDi cui si è perso l'originario intento rappresentativo di Wyeth (Christina era una vicina di casa disabile e il dipinto voleva parlare della sua lotta per non voler usare una sedia a rotelle e vivere, comunque, indipendente, nella campagna intorno a casa) per una lettura, non so quanto autonoma o quanto suggerita dall'artista stesso attraverso i suoi mezzi espressivi, della donna abusata e abbandonata in un contesto che dovrebbe essere familiare e che diviene invece ostile.Nella tarda maturità, come spesso capita agli artisti (e agli uomini), Wyeth fece l'incontro che cambiò la sua vita: Helga, un'immigrata tedesca, che lavorava come domestica in una famiglia vicina.Non si è mai saputo cosa intercorse fra i due, se solo un eccezionale rapporto tra artista e modella, di quelli che sfumano nell'antiquato concetto di musa ispiratrice, o se una relazione sentimentale. Wyeth dipinse la donna segretamente, per più di 15 anni, creando un immeno corpus di tele e disegni, alcuni anche a forte contenuto erotico, che vennero alla luce solo nel 1985, creando non poco imbarazzo ai due e a Betsy, la moglie e manager dell'artista.L'intero gruppo, chiamato "Helga Pictures" fu frettolosamente venduto in blocco ad un collezionista giapponese; Betsy, intervistata sul significato delle opere e sul perché fossero state tenute nascoste fino ad allora, rispose enigmaticamente "Love". Lasciando al pubblico l'intepetazione se si fosse trattato di amore segreto di Andrew per Helga o di amore di ANdrew per Betsy, nel preservarla da possibili e ingiustificate gelosie.
Andrew Wyeth, BraidsLe trecce di Helga, il suo corpo, la sua fissità, divengono un'altra delle molte "cose" simbolo di solitudine e incomunicabilità, anche nell'erotismo e nella relazione reciproca, che restano la dominante poetica di Wyeth.
Andrew Wyeth, Fall