Abbandonare Tara

Essere donna


 
James Christensen, The Responsible Woman  Difficile dire cosa sarebbe stato se non fosse stato così. Difficile per chi è stata donna per tanti anni immaginarsi di vivere l'universo maschile dal di dentro. Difficile dire se sarebbe stato meglio o peggio.Certo ho spesso desiderato essere un uomo, ma così, più per rabbia, di fronte a ostacoli o negazioni o costrizioni. Mai davvero.Sono stata contenta che i miei figli fossero maschi, quello sì: ho sempre pensato che la vita per loro sarebbe stata più facile sotto tanti punti di vista. Ma al tempo stesso ho spesso tratto vantaggio da un altro tipo di facilità che è la compensazione che tante donne trovano nella loro condizione: suscitare senso di protezione, stimolare gentilizze e cavallerie, farsi aiutare, far cedere le armi per questo anche ad un nemico agguerrito.Ho avuto talvolta paura del mio essere donna, non solo nelle strade buie e nei lunghi treni di notte. Ho avuto paura di un potere che non sapevo di avere e che mi veniva riconosciuto in momenti inopportuni, da persone non desiderate, in situazioni difficili, imbarazzanti o francamente sgradevoli. Un inconsapevole potere che per anni ho cercato di annullare, nascondere, dissimulare, strisciando lungo i muri delle giornate qualsiasi, evitando le giornate speciali. Un inconsapevole potere che evidentemente non sta in come ti vesti, come ti trucchi, come cammini, che parla un linguaggio chimico che non si può far tacere.Ho comunque pagato prezzi alti, quelli di tutte le donne, per avere rispetto, considerazione, riconoscimento, affermazione. Il carisma non bastava mai. La fatica doveva coesistere con amabilità, dolcezza, sorriso, casa in ordine, cucinare sughi e dolci, preparare Natali e compleanni, essere accogliente e ascoltare e essere paziente con le versioni di latino. Un dovere che era tutto nelle mia mente, nelle aspettative che io avevo nei confronti di me stessa, ma che spesso, negli anni, mi ha creato uno straziante conflitto interiore.Ho infine amato gli stessi pesi che mi intralciavano la via della facilità: ho amato essere l'ago della bilancia, il perno degli equilibri; ho amato essere consolatrice e governatrice dal polso fermo. Ho amato perdermi in sogni e preparare tabelle di marcia ferree. Ho amato essere intransigente e confusionaria, immaginifica e stanca. Nascondere intelligenza dietro ironia, trasmettere sicurezza, chiedere sicurezza, dimostrare pena e dolore, gioia e fragilità.Nella piena consapevolezza che questo spesso agli uomini non è concesso. Sta qui, forse, la difficoltà della loro condizione.  E rinunciare a questo non mi sarebbe piaciuto, no.