Abbandonare Tara

L'incostante Costanza


 
Gian Lorenzo Bernini, Costanza Bonarelli Il più bel ritratto, il ritratto più carnale e veriterio del secolo dell'immginifico e della passionalità, del Seicento, è un ritratto di marmo, la Costanza Bonarelli di Bernini.Sorpresa in un attimo tanto intimo (per i canoni dell'epoca) da pensare che l'opera fosse destinata dall'artista a se stesso, la giovane donna ci è consegnata così ferma in un attonito sguardo, che non è stupore, ma quasi; che non è sorriso, ma quasi; che non è agnizione ma quasi. La camicia (un capo di abbigliamento intimo) slacciata, non è un nudo (tanti ce ne erano, di mitologici), ma molto di più; così come i capelli scomposti, appena alzatasi dal letto, forse, la bella bocca socchiusa, il marmo degli occhi che guarda, il morbido ovale del volto, il collo carnoso, una sensualità ingenua e quasi non voluta.Non era così Costanza. Non era nemmeno come il suo nome avrebbe voluto. Moglie di Matteo Bonarelli, collaboratore di Bernini, tradiva non solo il marito con l'artista, ma anche lui, Lorenzo, con Luigi, il fratello. E tale era stato il coinvolgimento di Bernini nei confronti di Costanza che quando scoprì di avere il maggior rivale nel suo stesso fratello, perse la testa e lo inseguì con una spada in pugno finché questi si rifugiò in Santa Maria Maggiore. 
Gian Lorenzo Bernini, Autoritratto Pare che il colto, il geniale, il passionale Gian Lorenzo, artista di principi a papi, avesse poi tentato anche di sfregiare Costanza.Di fatto il suo "mal d'amore" dovè sembare eccessivo anche a sua madre, che si appellò alla giustizia perché il figlio non poteva "credere di essere il padrone del mondo".P.S.: Dopo il dramma sappiamo di Bernini che condusse una vita felice e fortunata, sposando Caterina Tezio, una giovane della metà dei suoi anni, considerata la più bella donna di Roma, che gli partorì 11 figli. Quindi, nonostante l'amour-fou, egli riuscì a vivere anche senza l'infedele Costanza. E della donna ci sono documenti che provano che divenne una ricca mercante d'arte. Una forma di vendetta, in fondo: mercificare l'arte, quindi negarne lo scopo primario, lei che era stata da un artista danneggiata proprio nella sua bellezza!