Abbandonare Tara

Colazione improvvisata


 
Giuseppe De Nittis, Colazione in giardino  Non capita mai che facciamo colazione insieme.Tu dormi fino all'ultimo secondo possibile (tuo fratello, poi, ancor peggio di te). Arrivi a tavola con gli occhi ancora abbottonati, ingurgiti quello che trovi affogando tutto in un oceano di latte freddo (a volte penso che così potresti anche mangiare i croccantini dei gatti senza accorgertene).Se faccio domande, cadono anche loro in quell'oblio di latte e nei tuoi occhi vuoti, nella tua assenza ancora sotto le coperte, abbandonata in un mondo che fatica ad emergere alla dura (?) realtà della mattina che ti aspetta.Oggi eri qui di mattina presto, già (o ancora?) vestito, già (o ancora?) sveglio, mi hai portato la colazione dal bar, briosche e cappuccino. Mi hai guardata mangiare, sorridendo lievemente, con quell'aria da uomo, l'uomo che diventerai, da ragazzo che gioca ad essere adulto. Un sorriso lieve, un piccolo compiacimento nella compensazione che mi stavi offrendo rispetto ai tanti giorni e mesi e anni in cui le colazioni le ho preparate (le continuerò a preparare) io.Mi piace assistere a questi momenti, a queste rapide incursioni nel futuro: si schiude per un brevissimo istante la porta sigillata del tempo e voi siete quello che diverrete. Di solito quello che vedo mi piace. Mi piace l'idea degli uomini dolci, sicuri e un po' compiacenti che mi circonderanno.Un bel pensiero, una bella colazione, stamattina alle 8. Peccato fosse un giorno di festa e io avrei potuto dormire un po' di più.......Ma i doni del destino piovono così, desiderati e casuali, guai a chiederne troppi, ché tra come si vorrebbero e come si hanno c'è sempre una qualche sfasatura spazio-temporale.