Abbandonare Tara

Negare l'infanzia


Riflettendo sulla vicenda del post precedente e riflettendone nel leggere un blog che amo (che più diverso dal mio non potrebbe sembrare, ma che secondo me poi tanto diverso non è), mi sono accorta che anche nel giusto scandalizzarsi sulla vicenda della sentenza della Corte di Cassazione, diverse sono le sfumature. Diverse sono le cose che toccano ciascuno di noi più nel profondo.Vergine e martire si scaglia contro l'avvocato che trova un cavillo di fronte ad una sentenza già scandalosamente mite.Paul stigmatizza la società e le leggi costruite dai maschi, contro le donne.Ossimora parte al contattacco.Tutto vero, tutto giusto. Ma c'è qualcosa che mi tocca ancora di più nel profondo: ed è la negazione dell'infanzia. E in particolare di un'infanzia già ferita e già violata.Perché la sentenza non è rivolta ad un generale caso di stupro, ma TRAGICAMENTE ad uno stupro di minorenne. E si parla della minore punibilità del reatro di stupro su MINORENNI.Questo è un terribile, atroce, crudele sintomo di una società odiosa, la nostra, che non ha più nessun senso di genitorialità nei confronti dei minori.Eravamo presi bonariamente in giro nel mondo per il nostro modo di vivere la famiglia e di prolungare l'infanzia dei nostri figli eccessivamente: ed ora, dov'è questo senso del "sono tutti nostri figli"?Dall'abominio delle nostre città escono i turpi turisti sessuali che visitano i bordelli a cielo aperto dell'Indonesia e dei paesi caraibici. Escono i nostri figli abulici e soli, con la play station e la televisione per compagnia, cui nessuno insegnerà mai a essere i genitori di domani, perché spesso di genitori accanto non ne hanno avuti, per assenza o per incapacità.Escono queste sentenze che negano il problema, per trasformarlo in colpa. Colpa della bambina non essere più ritenuta tale perché qualcuno ha già abusato della sua infanzia?O non piuttosto colpa della società che l'ha esposta al dramma, che non l'ha saputa difendere? Dove erano medici, vicini di casa, insegnanti, assistenti sociali, allora, quando il patrigno la violentava? Ma anche PRIMA....un "prima" che fa impressione. Quanti anni aveva Valentina? 13? 12? 10? Quanti anni aveva quando stava perdendo di fronte alla legge quel suo status di minorenne "difendibile"?Se non sappiamo più vedere in una quattordicenne una bambina.Se non sappiamo più vedere il dramma in quanto tale; se non sappiamo più sentire la vergogna che c'è in una società che permette una vita di abusi. Allora ce lo meritiamo: ci meritiamo una sentenza come questa. Ci meritiamo la negazione dell'infanzia. Un'infanzia elevata a oggetto del consumismo da produttori di moda firmata per bambini, produttori di merendine, produttori di videogiochi, organizzatori di vacanze studio costosissime, di squadre sportive o concorsi di bellezza - vetrina di genitori malati di protagonismo sussidiario.Ci meritiamo di aver ucciso il nostro futuro. Perché una società che non difende l'infanzia è una società che si suicida.