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Abbandonare Tara

abbandonare le sicurezze, i luoghi comuni, alla scoperta di cosa c'è fuori di qui

 

 

« Londra da amareLa recita di Natale »

stream of consciousness

Post n°102 pubblicato il 18 Dicembre 2006 da odio_via_col_vento
 

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scrivere come pensare, perché se fosse scrivere come parlare, allora ci sarebbe già un filtro ed una costruzione imposta: quella dell'apparire o del comunicare.
che poi apparire in cosa? oppure apparire davanti a chi? che la vita è fatta di un continuo apparire e anche tutti quelli che dicono di essere sinceri, di essere sempre "se stessi", proprio quelli. quelli, sì, appaiono, hanno fatto dell'apparire il loro verbo: apparire autentici, apparire sinceri, apparire schietti.

adesso è quasi notte: tutto è velato di una leggera nebbia, vapori d'umido, odore di inverno che stenta ad arrivare. perdersi in questa sensazione di indefinitezza, di vago, di smaterializzato. perdersi facendosi cullare dal freddo. che il freddo non è poi così male, in certe giornate dell'anno. che il freddo può essere come il caffé: ti sferza, ti raddrizza, ti costringere a tener duro.

mi avresti voluta così? mi riconosceresti ancora dopo tutti questi anni? riconosceresti il percorso che ho fatto, le nuove durezze e le diverse scelte? chissà se avremmo continuato a inseguirci, con questo amore che spesso faceva male, inevitabile per un padre e una figlia, fatti della stessa materia, troppo simili.

ed è un altro Natale che arriva e non ci sei. non ci siete. non ho più nemmeno il coraggio di sentire la vostra mancanza. quest'anno avevo deciso di provare di nuovo a costruire un Natale, come quelli di una volta, che mi avete dato. farlo per i figli. ma poi mi accorgo che la vera piccola di casa sono io. che forse solo a me importa fare o non fare Natale, sentire o non sentire. e che tutti poi vengono dietro la scia che riesco a tracciare.

fare regali: quest'anno sì, ne volevo fare tanti. basta con le inutili battaglie. basta con i rifiuti. chissà mai quanti natali ancora avrò: li voglio vivere. quest'anno avevo deciso. ma proprio quest'anno molti, che inutilmente avevano cercato natali passati, quest'anno non ne vogliono sapere. e io allora? io sono sempre un passo insietro (o un passo avanti?) del mio mondo. e mi sento ferita dalla mia stessa solitudine. che scomodo che è essere soli, fare da battistrada o da chiudipista. che scomodo è non avere un branco. che un branco è sicurezza, calore, aggregarsi senza avere la preoccupazione di guidare. perché guidare significa anche scegliere e poi giustificare le scelte agli altri. e se sbagli è solo colpa tua.

ma dov'è stato l'errore? dov'è che ho perso la bussola del tempo? dove mai ho saltato la fermata giusta dell'autobus? mi sono trovata su questa corsa e non si scende più. si può solo andare avanti, aspettando ansiosamente che qualcuno salga a farti compagnia.

avere una visione è non saperla condividere. o non volerlo fare: chi mai ti capirà? avere una visione è scomodo. ben che vada ti prendono per folle, come una giovanna d'arco di questi lidi. avere una visione è però consolante. significa che qualcosa c'è. al di là. e questo qualcosa si fa percepire. avere una visione significa avere qualcosa da trasmettere.
ai figli. se mai lo vorranno, questo qualcosa.

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magari è solo un po' di febbre.

 

 
Rispondi al commento:
kayfakayfa
kayfakayfa il 19/12/06 alle 05:31 via WEB
Proprio in questi giorni riflettevo sul Natale, sulla malinconia che mi incute. Una malinconia forse dovuta al pensiero di chi non c'è più, o a chi c'è ma, causa il male che lo aliena alla realtà, è come se non ci fosse; a chi, preoccupato di badare a chi è come se non ci fosse, a sua volta vive una realtà avulsa, dove il sapore di festa si stempera tra medicinali e pannoloni; a chi hai accanto ma spesso è così indifferente o distante da te che non sai se sei tu a essere lontano da lei, perso come sei nelle tue cose, nei tuoi pensieri, oppure è lei a non percepire che il suo modo di fare la allontana da te, e allora ti senti vuoto nell'anima peggio di una borsa vuota. Poi pensi ai figli e allora trovi un senso al Natale. Sai che per loro deve fare tutto quello che diversamente non senti di voler più fare; capisci che è per loro che devi inghiottire tanti bocconi amari, che devi continuare su una via che, diversamente forse avresti abbandonato da tempo per imboccarne una diversa, che senti appartenerti di più. Allora pensi per un attimo a te stesso, alla tua voglia di vivere ancora, di gioire, di emozionarti e allora capisci che per pensare tanto agli altri hai messo in secondo piano te stesso e ti auguri che per Natale ti si regali un'emozione di vita che per un attimo ridia gusto a ciò che ormai è sciapito o comunque non sei più in grado di assaporare perché quel sapore lo conosci fin troppo bene. Ciao!
 
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