occhi rossi

È passato del tempo

Si, è passato del tempo.
È passato decisamente molto tempo, se si considera la relativa brevità della vita che sta scrivendo. Eppure non è cambiato poi molto. Pur essendo cambiato quasi tutto.

L'ultimo post titolava "Nulla scorre", ma non è altro che la formula risolutiva di un problema analizzato poco a fondo. Dare tempo al tempo, e di tempo - si diceva - ora ne è passato.

La realtà è che tutto scorre, e scorrendo segna, leviga, incide, a volte disintegra; e ciò facendo, oltre a modellare l'esistente, spesso lascia nuovi spazi che prima non avremmo immaginato di poter utilizzare: ci dà aria nuova. Dopodiché sta a noi decidere cosa fare di questi nuovi spazi. E qui è l'abbaglio.
Nel ricostruire esiste il rischio di riproporre un ambiente noto, abituale, tutto sommato confortevole, e però non immune dagli stessi difetti che il passare del tempo aveva smantellato dando la possibilità di cancellare. Di qui la domanda: cos'è di diverso da prima? Sicuramente è il nostro modo di vivere lo spazio circostante. Ma per il resto? Se l'architettura è quella, c'è poco da fare. In scena troviamo lo stesso vecchio programma, niente di nuovo, se non la memoria di quello che fu; ovvero di ciò che abbiamo amato e di ciò che invece mai avremmo voluto che fosse. Con la seguente differenza: l'elemento che tanto amavamo ora non è più lui, ne è solo una copia fedele - che poi siamo liberi di (ri)amare oppure no. Ma sarebbe un nuovo amare memore del vecchio, pregiudiziale e viziato, non più libero perché già noto. E allora che senso ha avuto lo scorrere del tempo (e del resto)? Forse nessuno, e forse, così, davvero pare che nulla scorra.