about me

E allora hanno fatto un rito: prese le vecchie cose, le parole vecchie; gli antichi dolori, i sogni e le speranze; i cavalli di Frisia sui quali erano crollati e spruzzato sangue; le bare trapunte d’amore, le fosse profonde secoli e le donne amate da lontano che vi scivolarono dentro senza colpa e senza mai più cuore battente; hanno riletto tutte le cose attentamente, scandendo ogni lettera dura frangendola sul sordido palato; hanno pianto sulle parole della giovinezza senza pelle: avevano tanto tirato su col naso che il muco aveva avvinghiato di dolore narcotico la mente; hanno dalla terra, seduti sullo scranno del sopravvissuto saggio, carezzato le chiome nere delle donne che sono morte il millennio scorso: tenendo ben fuori i due calcagni dalla fossa della morte, bramando una carne nuova in cui godere e una mente in cui posare; hanno preso il fardello della propria vita, e sono partiti per lontano; fuori dalle donne che erano più sesso che anima, più freddo calcolo che caldo cuore; essi erano insomma giganti, ma avevano preso a strisciare per contenere le arrese dei folli; gli inarrestabili clamori delle sconfitte degli amori consumati dalle ossessioni; E hanno dunque preso il fuoco, e bruciato le parole. Le troppo scritte assieme alle dette mai. Hanno cantato e ballato attorno al sacro fuoco. La notte intera, storditi ed ebbri osservando più lontano, all’orizzonte rosso della vita; e hanno deciso così di lasciarsi trafiggere e schernire per una volta sola necessaria. Hanno bruciato le parole, hanno liberato la carne dal dolore e la mente dal rimpianto. Hanno danzato attorno al fuoco. Hanno bevuto il rosso vivo dell’orizzonte senza quiete.