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Teo Pepe al Grifone


 Al kar…SALENTO’S  MOVIDA- (L’ODORE DELL’ESTATE) DI ARMANDO TANGO – GLocal Editrice Martedì 16 giugno 2009 ORE 21.00 Open Space Il GrifoneVia Palmieri, 20Lecce  Interverranno: Elisabetta Liguori, Antonio Errico, Teo Pepe  Coordinerà Ambra Biscuso “…Solo che adesso qui è cambiato tutto. Un pub ogni dieci metri. Bar, ristoranti, pizzerie, tavolini sui  marciapiedi e perfino sulla strada. Musica, gente, odore di fritto, sembra di stare a Ibiza…” Martedì 16 giugno, ore 20.00, presso la galleria Il Grifone, da tempo luogo di comunione tra arte e cultura nel cuore di Lecce, sarà presentata  l’ultima pubblicazione di Armando Tango, pseudonimo del giornalista leccese Teo Pepe, dal titolo “Salento’s Movida. (L’odore dell’estate) ” edita da Glocal editrice. Un Romanzo commedia noir ambientata nella calda estate di Lecce e del Salento. Scrive Elisabetta Liguori “….questo suo romanzo rappresenta un ottimo esempio di fusione letteraria: qui i generi come le finalità si contaminano, svago e denuncia diventano occasione e non pretesto, la città narrata si muove a metà tra il bello o l’orrido, l’abbandono e il lusso, il degrado e il disimpegno più glamour. Qui non conta il fine, ma il mezzo e il modo. Il mezzo è l’osservazione. Il modo sta nella vastità, nell’articolazione, nell’intensità della stessa osservazione. Il carattere fortemente distintivo di un’opera come questa, dunque, non è il genere, ma il luogo. Quest’ultimo, assieme all’autore, parla attraverso la bocca dei personaggi. Un gran bel luogo, ricco di stimoli, stupore e dubbi. Un territorio poliforme che riesce ad essere, nello stesso tempo, sporco ed eroico e quindi ancor più autentico, in quanto fortemente contraddittorio. È per questo che il romanzo di Armando Tango, per scontro persistente, tinte accese, divertimento crudo, dinamicità e mito, mi par più vicino al buon vecchio genere western e ai suoi sterminati affreschi… “Scrive Antonio Errico: “….la cifra stilistica di Armando Tango è l’ironia o, forse più esattamente, la sintesi ironica, l’immagine icastica e caustica che stringe una essenza del vivere. Ma è di quel genere di ironia disperata, che rivela un degrado, lo sfacelo morale di una società che sopravvive strascinandosi verso l’orizzonte di un’altra sera, di un altro invito a una cena, della comparsa di un ospite importante nel palazzo di città o nella villa al mare. Poi, come sempre accade, dall’ironia si genera una grande malinconia. C’è una grande malinconia in questo romanzo: per tutto quello che passa, per l’inutilità di quello che resta, per la sottrazione di quello che si sogna, per i desideri brucianti che si spengono, per i pensieri che si riducono ad elaborare fini immediati e pratici.  I personaggi si guardano passare; vale a dire che si lasciano morire. Si scoprono sempre più soli, sempre più invischiati in ricordi compatti o che si presentano a brandelli. Sono disimpegnati, impolitici, agnostici, egoisti, individualisti, complessati, fuori tempo, fuori luogo. Non affermano e non negano un senso perché non riconoscono un senso a niente e a nessuno. Vivono in silenzio drammi giganteschi mentre si esaltano per piccole stupide insensate rivincite su rivali che hanno la loro stessa ridotta statura.  Sono la rappresentazione di un tempo, di un’epoca, che ha perduto - o si è privata - dell’immaginazione, della speranza, della tensione ideale, del sentimento sociale, del conflitto ma anche del compromesso generazionale. Armando Tango costruisce il suo romanzo con una ciclicità che di volta in volta lascia intuire o rivela l’incombenza di una tragedia che ha sempre la fisionomia del quotidiano, del consueto, talvolta del banale, ma che in ogni caso rappresenta la superficie di una profondità, di una voragine, un cratere di mancanze, di perdite.  Organizzazione: Ambra Biscuso, Monica Taveri, Alessandro TurcoINFO: Ambra Biscuso – 3395607242- ambrabiscuso@hotmail.com