Un po' di noi...

Da Standard & Poor’s uno schiaffo alla ripresa


Trascurata dalla grande stampa, la notizia del taglio al rating di Unicredit, Mediobanca, Mps & C. getta ombre inquietanti sul futuro del nostro sistema creditizio, e non solodi Andrea AccorsiD’accordo, la notizia è arrivata sul tardi: le agenzie di stampa l’hanno “battuta” poco prima delle 20 dell’altra sera. E non era neppure una notizia imprevista: il taglio del rating deciso da Standard & Poor’s su gran parte del sistema bancario italiano era una sorta di atto dovuto dopo la riduzione del rating sovrano del Paese. Eppure il declassamento di ben 34 (su 37) banche italiane monitorate dall’agenzia di rating è una di quelle notizie che non può, e non deve, passare inosservata. Al contrario, deve essere presa di petto come è bene fare dopo ogni sonora sconfitta, se non si vuole ingannare se stessi tentando di ignorare la realtà in modo puerile.Sul nostro quotidiano, tale notizia campeggiava a tutta pagina in Economia: “Standard & Poor’s taglia il rating di 34 banche”, con richiamo in bella evidenza nel titolo di apertura della prima pagina. Ben diverso l’atteggiamento mediatico mostrato dai giornaloni di regime, sempre zeppi di elogi al “sacro Monti” da Varese. Sul Corriere della Sera, la notizia era infilata nell’occhiello (la riga sopra il titolo) dell’articolo di apertura della prima pagina, con ampio servizio a pagina 53; idem sulla Stampa, ma con l’articolo già a pagina 2. Nessun richiamo in “prima”, invece, sulla Repubblica (almeno nell’edizione in nostro possesso), che riporta l’argomento solo all’interno, a pagina 9 in basso. Mentre il Giornale - stretto tra la gran voglia di sparare contro il premier e l’appoggio politico garantitogli da Berlusconi - minimizza il tutto in poche righe a pagina 25, in Economia.Insomma, la sonora bocciatura delle banche guida del sistema Paese è stata presa come un fastidio accessorio e non per quello che davvero rappresenta: un assordante campanello d’allarme. L’attuale governo passa dichiaratamente quale espressione del sistema bancario nazionale, e i soloni del rating bastonano le nostre banche, senza fare distinzioni fra grandi e piccole. Ridimensionate nella qualità del loro debito risultano Intesa SanPaolo come Unicredit, Mediobanca come il Banco Popolare, Mps come Unipol e così via. Lo stesso era capitato pochi giorni fa a buona parte di questi istituti per mano di Fitch.In soldoni, la solidità del sistema bancario tricolore è scivolata ai livelli di Brasile, Sudafrica e Messico. Un bel declassamento, non vi pare? Ma anche uno schiaffo bello e buono all’ottimismo montiano. Con buona pace della grande stampa riverente e osannante.Al di là delle spiegazioni tecniche, la sostanza è che il nostro Paese è in mano a chi difende gli interessi di istituti finanziari fallimentari, o quasi. Un po’ come se a gestire una classe scolastica ci fosse un ripetente. «La vulnerabilità dell’Italia a rischi finanziari esterni - è l’impietosa analisi di S&P - si è accresciuta, in considerazione del suo alto debito pubblico esterno, producendo come risultato una significativa riduzione della capacità delle banche di rifinanziare il loro debito “wholesale” (all’ingrosso, nda)». La stessa agenzia prevede «una debole redditività delle banche italiane nei prossimi anni e un ritorno sui prodotti bancari “core” aggiustato per il rischio che potrebbe non essere sufficiente agli istituti per far fronte al costo del capitale. Pensiamo - si legge ancora in una nota dell’agenzia di rating internazionale - che questo possa essere negativo per la stabilità del sistema bancario italiano».Tradotto: il sistema Paese fa sempre più acqua, e per le sue “casseforti” finanziarie si annunciano anni - non mesi: anni - duri e pieni di insidie. Se non è una condanna a morte, poco ci manca. Ma come: non dovevano essere proprio le banche a tutelare la nostra economia, a custodire i redditi delle imprese, a garantire investimenti sicuri, a sostenere la ripresa, insomma a tirarci fuori dal pantano? Il mercato la pensa in maniera opposta. Tanti auguri, Italia.dalla "Padania" del 12.2.12