Un po' di noi...

Giustizia, mafia e terremoti non sono uguali per tutti


Il Governo salva i Tribunali nelle zone “calde” del Sud, ma sopprime  quelli in Emilia.  Le cosche al Nord  ringraziano...di Andrea AccorsiChiudono 14 Tribunali al Nord, ne salvano dieci al Centro e al Sud. La scusa? Sei sono «in zone di mafia», altri quattro nell’Abruzzo colpito dal sisma del 2009. Come se in Emilia il terremoto non ci fosse mai stato. E come se la mafia da decenni non avesse messo radici anche al Nord, complici quei governi romani che per anni hanno trapiantato i boss nelle zone più ricche (e sane) del Paese, attraverso lo sciagurato istituto del soggiorno obbligato.L’ennesima presa per i fondelli messa a segno dal Governo ai danni del Nord è stata puntualmente celebrata dai media amici. Ma che bravi, il ministro Paola Severino e i suoi complici, pardon colleghi: va bene risparmiare, ma non si può rinunciare alla lotta contro la mafia o penalizzare i Tribunali dei comuni terremotati. Per il primo motivo, rimarranno operativi i Tribunali di Cassino nel Lazio, Castrovillari, Paola e Lamezia Terme in Calabria, Sciacca e Caltagirone in Sicilia; per il secondo, quelli di Avezzano, Sulmona, Lanciano e Vasto in Abruzzo. Con tanti saluti ai Tribunali finiti nel mirino dal Piemonte al Friuli, disastrata Emilia compresa. Ma l’operazione, oltre che nel metodo, è discutibile anche nel merito.Perché, a conti fatti, i risparmi saranno risibili rispetto all’aumento di costi dovuto a trasferte, lungaggini, aggravi burocratici per i Tribunali ai quali saranno accorpati quelli chiusi. E non è finita qui.Nicola Molteni, responsabile Giustizia del Carroccio alla Camera, rileva altre due chicche. La prima: «Tagliare i Tribunali di Chiavari e di Bassano del Grappa dimostra l’incapacità del ministro Severino, che a settembre avrebbe dovuto inaugurarvi le nuove sedi, costate 20 milioni di euro. Dunque dov’è la razionalizzazione dei costi? Semmai hanno buttato 20 milioni nel cesso. Che sono una bella fetta degli 80 milioni stimati tra Tribunali tagliati (50) e uffici di giudici di pace soppressi (30 milioni)».Per Chiavari c’è anche un’aggravante, messa in evidenza dal Sindacato autonomo di polizia penitenziaria: il taglio del locale Tribunale, fa osservare il segretario generale aggiunto del Sappe Roberto Martinelli, prelude alla soppressione della Casa circondariale, che lascerà il posto a una struttura di reclusione, destinata cioè a persone in espiazione di pena. L’effetto finale sarà un aumento dei carichi di lavoro (e delle spese) per i trasferimenti dei reclusi.Seconda chicca rilevata dall’on. Molteni: «Da un lato si tagliano i Tribunali al Nord, dall’altro quello di Napoli viene dotato di un ufficio di Procura che prima non c’era. Così le lobby meridionali dimostrano una volta di più di avere sponda nel Governo Monti. Perché se il criterio per mantenere in vita o meno un Tribunale è quello della lotta alla mafia, il ministro discrimina il territorio del Nord rispetto al Sud o non sa, il che sarebbe particolarmente grave, che la mafia è radicata e la si sta combattendo anche al Nord».Insomma, comunque li si girino i conti non tornano. I sacrifici sono sbilanciati, i risparmi vanificati da sprechi e da nuove spese, mentre per motivare un provvedimento indifendibile si tirano in ballo perfino la mafia e i disastri naturali. Con distinguo che non hanno motivo di essere.Molteni cita il caso del Tribunale di Desio. «È un territorio dove il Tribunale meritava di essere salvato non solo per la presenza della criminalità organizzata, ma anche perché ha un bacino di 400 mila abitanti e 30 mila aziende. Lo sosteneva lo stesso Consiglio giudiziario della Corte d’appello di Milano, che raccomandava di salvare sia Desio che Rho per i loro bacini troppo grandi per gravare su Milano. È una vergogna, oltre a calpestare il Parlamento, il Governo se ne è sbattuto del parere delle commissioni Giustizia della Camera e del Senato e dimostra di sbattersene del Nord. Ma qui - incalza Molteni - siamo gente che lavora, produce Pil, paga le tasse e abbiamo il diritto di avere i Tribunali che ci siamo pagati e continuiamo a pagare, come di avere le nostre sedi distaccate e i giudici di pace. Quella che il ministro ha definito epocale è una riforma drammatica, perché smantella il sistema giustizia nel Paese, ingolferà i Tribunali che rimangono ed è contro il Nord, in perfetto stile del Governo Monti. La mia indignazione è totale, il ministro dovrebbe dare le dimissioni». Ma il deputato leghista non perde la speranza che tra qualche mese, con un nuovo governo, i tagli possano essere rivisti.Non nasconde invece la sua amarezza il Segretario nazionale della Lega Nord Emilia, Fabio Rainieri: «Mentre la lotta alla criminalità organizzata viene praticata tanto al Sud quanto al Nord, il premier Monti e il ministro Severino hanno deciso che una parte del Paese deve solo lavorare e pagare le tasse, mentre l’altra può continuare a godere di privilegi e servizi frutto delle solite logiche clientelari applicate al Meridione». Come se non bastasse, ricorda Rainieri, «in fase di discussione del testo avevamo chiesto al Governo di tenere aperte le sedi distaccate dei Tribunali di Modena, Bologna e Parma nei comuni di Sassuolo, Imola e Fidenza. Tre realtà particolarmente importanti sulle quali gravita un numero di pratiche da non sottovalutare. Ma così facendo si rischia solo di immobilizzare il sistema giudiziario in Emilia. Quella stessa Emilia già colpita dal terremoto nei confronti della quale il premier sembra deciso a non fare assolutamente nulla». Per questo governo, neanche la mafia e i terremoti sono uguali per tutti. Figuriamoci la giustizia.* * * * *Vigevano e Desio, piazze a rischioTerritori lasciati soli nella lotta alla criminalità organizzataÈ stato il primo Comune lombardo a cadere per mafia. Ma tanto non è bastato per mantenere operativo il tribunale cittadino. A Desio il 2010 è stato l’anno zero. Il maxi blitz di luglio della Dda milanese (l’operazione “Infinito” che portò in carcere 300 affiliati della ’ndrangheta in Lombardia) ebbe proprio qui uno dei suoi epicentri. L’operosa città brianzola si scoprì una delle “lavanderie” privilegiate dalla mafia calabrese: il posto ideale per riciclare denaro sporco, reinvestire ingenti capitali in redditizie attività legali e avviarne altre un po’ meno lecite. Il tutto con la connivenza della Giunta di centrodestra.A Desio la cosca Iamonte-Moscato dettava legge, al punto che ad ogni tornata elettorale infilava suoi uomini nei seggi e perfino fra i rappresentanti di lista. Le intercettazioni degli investigatori hanno trascinato nel fango consiglieri comunali, il segretario cittadino del Pdl e perfino il presidente del Consiglio comunale, sempre in quota Pdl. La Lega decise che ci voleva un bel repulisti e con le dimissioni di tutti i suoi consiglieri fece cadere la Giunta.Altro comune lombardo a forte rischio di contaminazione mafiosa è Vigevano, nel Pavese. Con la chiusura del tribunale, il monocolore Lega che governa la città si troverà più solo nello sbarrare il passo alle mafie nostrane e d’importazione. Droga e prostituzione sono le greppie su cui cercano di mettere le mani in molti.Un anno fa fece scalpore l’arresto di Salvatore Galluzzi, 35enne di Rossano (Cosenza), un pericoloso latitante ritenuto personaggio di spicco delle ’ndrine calabresi. Che cosa ci faceva a Vigevano? I carabinieri lo cercavano per fargli scontare la condanna definitiva a 16 anni di carcere per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Nel Pavese, secondo gli investigatori, aveva iniziato «ad attivare nuovi interessi e nuove attività». Ma a Vigevano allunga i tentacoli anche la mafia albanese. Nell’ultimo anno si sono contati ben cinque morti ammazzati, quattro uomini e una donna, con le eclatanti modalità tipiche delle organizzazioni criminali. Alle quali non basta uccidere: occorre anche dare un segnale. E il trasloco del Tribunale somiglia tanto a un semaforo verde.A. A.dalla Padania del 12.8.12