Un po' di noi...

MA... CHE LADRATA EUROPEA


Se guardiamo alrapporto dare/avere con Roma, c’è da piangere. Ma con Bruxelles non va meglio. L'assessore Giulio De Capitani, ex presidente del Consiglio regionale della Lombardia: «Alla Ue contribuiamo con il 14% del budget, mentre riceviamo il 10%. “Persi” 5 miliardi all’anno»di Andrea AccorsiRinegoziare i termini del “contratto” che ci lega all’Europa. Quei termini in base ai quali l’Italia contribuisce al bilancio europeo nella misura del 14 per cento, per ricevere indietro il 10. Una differenza che da sempre, da quando è nata l’Ue, penalizza il nostro Paese a favore degli “ultimi arrivati” e dei Paesi economicamente più deboli. Ma che non ha più senso nel momento in cui a Bruxelles anche la nostra economia viene giudicata in difficoltà rispetto a quella dei Paesi “forti”.A farne le spese sono diversi settori di investimenti, a cominciare da quello primario. Che soffre ancora di più in una situazione di profonda crisi come quella che stiamo vivendo. Ecco quindi che il discrimine tra dare/avere nei passaggi di denaro tra Roma e Bruxelles, che ci costa in media 5 miliardi di euro all’anno, pesa. E non è più tollerabile.Ci sta pensando - almeno così dice - il ministro per le Politiche agricole, alimentari e forestali Mario Catania, secondo il quale «usciamo da una fase assai lunga in cui abbiamo sostanzialmente delegato tutte le scelte in materia di politica agricola all’Unione europea. Noi dobbiamo prendere atto che non è sufficiente applicare i regolamenti comunitari in materia agricola». Ma per arrivare a questo è indispensabile ridiscutere i termini della redistribuzione delle risorse europee, a partire dalla Pac (la Politica agricola comunitaria) in scadenza nel 2013. Ne è fermamente convinto l’assessore all’Agricoltura della Regione Lombardia, Giulio De Capitani, che guida un settore sotto diversi aspetti da primato nazionale e non solo.Assessore De Capitani, qual è l’attuale quota di partecipazione dell’agricoltura lombarda ai fondi europei?«La Lombardia, come tutte le regioni, ha una quota del Psr (Piano di sviluppo rurale) destinato dall’Europa all’Italia, che è uno dei contribuenti più penalizzati della Ue. Mediamente, nell’attuale politica agricola comunitaria per il settennato 2007-2013, come Paese abbiamo contribuito per il 14% del budget europeo e ricevuto indietro il 10%. In questa quota sono compresi gli investimenti per la Pac, oggi inferiori al passato e pari al 40% del bilancio europeo. In soldi, mediamente l’Italia dà 5 miliardi in più di quello che riceve, ma nel 2011 la differenza è salita a 7 miliardi».È solo l’Italia a essere penalizzata?«La nostra situazione è la stessa dei Paesi comunitari cosiddetti forti. Il disavanzo negativo vale per chi sta bene come Francia, Gran Bretagna, Germania, Olanda. Ma su altri settori siamo considerati un Paese debole. Quindi siamo forti solo per i contributi da dare e per il modo in cui avviene la loro distribuzione».Quali sono le ricadute sulla nostra agricoltura?«L’attuale meccanismo, che non è stato mai messo in discussione, ha un peso importante anche per la disponibilità di fondi europei per l’agricoltura. Come Regione Lombardia, in questi sette anni abbiamo ottenuto circa 4 miliardi del budget complessivo; perdendone 5 all’anno, perdiamo ogni anno diverse centinaia di milioni. E pensare che l’Italia è fra i maggiori contribuenti netti sui 27 membri della Ue».Chi è favorito dall’attuale meccanismo di ripartizione delle risorse?«Gli ultimi arrivati. Ma anche la Polonia, che in percentuale prende più di tutti, il Portogallo e la Spagna, che pure fino a tre-quattro anni fa era in miracolo economico ma incassava più di quello che versava».Quali richieste avanzerete in sede di discussione per la Pac 2014-2020?«Contro questo panorama penalizzante, da due anni stiamo facendo un’azione di pressing sulle prospettive della prossima Pac. Pare che sarà ancora più penalizzante, e per questo il ministro Catania vuole ridiscutere alcuni parametri della redistribuzione dei fondi. Intanto però tutto continua come prima. Ma se c’è un Paese che sta meno bene degli altri, e il nostro è fra questi, bisogna permettergli di utilizzare tutti i soldi dei suoi contributi all’Ue».Ciononostante, Regione Lombardia mantiene i suoi primati...«Tutto questo non ci ha impedito di continuare a dare ai nostri agricoltori - circa 50 mila aziende nella regione - il contributo del Pac con 6 mesi di anticipo, come facciamo da tre anni. Più di 30 mila aziende ricevono in acconto anticipato circa 200 milioni di euro, pari al 50% della Pac. In tempo di bilanci risicati come quello attuale, non è roba da poco. E col terremoto - nel Mantovano contiamo 6 mila aziende agricole - abbiamo anticipato addirittura il 90% della Pac, con largo anticipo rispetto alle altre Regioni. Anche se questo non elimina l’equivoco di fondo».Quale equivoco?«Si continua a leggere dei “fondi europei per l’agricoltura italiana”. Noi dall’Europa non riceviamo assolutamente niente. L’Europa gestisce fondi con regole pesanti, che dobbiamo rispettare a tutti i costi, ma sono soldi nostri, addirittura molti meno di quelli che versiamo».Un andazzo che i padani conoscono bene...«Se guardiamo le cose a livello nazionale dovremmo metterci a piangere. Perfino sulle zone terremotate, Monti afferma che rispetto alla richiesta di maggiori fondi, il Governo ha messo a disposizione altri 2,5 miliardi. È una balla: quest’anno saranno 500 milioni, di cui in Lombardia ne arriveranno 20, quanto basta a coprire un cinquantesimo dei danni. Ma gli altri 2 miliardi sono spending review di 2013 e 2014, quindi dovranno essere risparmiati da qualche parte, cioè tolti come sempre alle regioni del Nord. Ogni giorno la Lombardia perde nella differenza fiscale con lo Stato 120-130 milioni, coi quali potremmo ricostruire tutto in pochi giorni. Purtroppo è quanto succede anche nel rapporto dare/avere con l’Europa».dalla Padania del 26.8.12