Un po' di noi...

Quando i gangster costruirono un impero


Un viaggio indimenticabile in un’epoca unica nella storia: l’”era secca” del proibizionismo, quella che per la prima e (per fortuna) unica volta vietò tout court le bevande alcoliche nel Paese più alcolico (e fra i più alcolizzati) del mondo. Con esiti paragonabili alla legge italiana che cancellò i bordelli. Cioè spazzò via gli onesti e lasciò campo libero ai delinquenti, senza affatto eliminare il vizio ma offrendolo su un piatto d’argento, anzi d’oro, alla criminalità organizzata, che ne fece il proprio più grandioso affare.Torna in libreria per Odoya l’America dei vizi e delle violenze viste mille volte al cinema ma sceneggiata, pardon raccontata con perizia e passione senza pari da un inglese, il giornalista e scrittore Kenneth Allsop in L’impero dei Gangster. L’era del proibizionismo da Al Capone a Frank Nitti (pp. 426, euro 20). Nel suo stile misurato e godibilissimo Allsop racconta le centinaia di omicidi, quasi tutti impuniti, che insanguinarono Chicago in quegli anni affascinanti e terribili, comunque irripetibili. Un’America che terra di sogni e opportunità si rivelò soltanto per chi non conosceva la legge. Dove a farla da padrone era lui, “Scarface” Al Capone: il criminale più famoso d’America e del mondo, che dal proibizionismo seppe trarre profitto come nessun altro mafioso trapiantato al Nord Italia per legge (un’altra scellerata creatura italiana, la legge sul confino dei boss nelle regioni padane).Se nelle prime quattro parti del libro se ne raccontano le gesta e l’ambiente (con valide introspezioni sul piano economico, politico e sociale), l’ultima è tutta dedicata a lui, con vita morte vizi pubblici e privati di Al. A supporto, un florilegio di citazioni, opinioni, interviste e un eccezionale apporto iconografico. Un classico del genere: utile per tutti, imperdibile per gli appassionati. A. A.