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CANER: «Basta tasse e aiuti a senso unico, subito interventi per le imprese del NORD»


«Vale la pena distruggere l’economia per abbassare il debito pubblico? Se ci sono risorse per le aziende decotte del Sud, allora che si trovino anche per quelle delle altre regioni»di Andrea Accorsi«Si sta verificando quello che come Lega avevamo già preventivato: tutto ciò che sta facendo questo Governo non ha nulla a che fare con la ripresa. Ci sono soltanto tasse su tasse, che stanno mettendo in ginocchio le nostre imprese. Di questo passo, il tessuto economico locale sarà annientato. E poi mi devono spiegare come potrà mai esserci una ripresa».La scenografica protesta degli operai Vinyls di Marghera, saliti per alcune ore sul Campanile di San Marco a Venezia perché da mesi non ricevono lo stipendio, è solo l’ultima di una serie che, tra silos sardi e cupoloni romani, potrebbe proseguire all’infinito. Ma per Federico Caner (nella foto), vice segretario federale vicario del Carroccio e presidente del gruppo consiliare Lega Nord-Liga Veneta nel Consiglio regionale del Veneto, è un copione atteso. E che ha “autori” precisi.Perché se è vero che c’è la crisi, e oggi forse anche più di un anno fa, è altrettanto vero che nessuna delle politiche fin qui intraprese dal Governo Monti ha sortito alcun effetto benefico per la nostra economia. Semmai, è vero il contrario.Vice segretario Caner, come giudica le azioni del Governo per la ripresa economica del Paese?«Vane e inadeguate. Si continua a sprecare risorse, e la dimostrazione l’abbiamo appena avuta con il finanziamento di 900 milioni alla Regione Sicilia per salvare la classica azienda decotta. Che guarda caso è esattamente in contrasto con quanto emerso negli Stati Generali del Nord, dove gli imprenditori avevano sollecitato la fine degli aiuti alle aziende decotte».Come dovrebbero essere impiegate piuttosto quelle risorse?«Per abbassare la pressione fiscale. Questa sarebbe stata una risposta positiva. Se no, per carità, salviamo 100-150 posti di lavoro, ma per farlo ne distruggiamo 10 mila nelle piccole e medie imprese. Che potrebbero essere salvate con meno tasse e maggiore liquidità a disposizione».È un’impressione fondata che la situazione per le aziende sta peggiorando anziché migliorare?«Stiamo perdendo migliaia di posti di lavoro e un sacco di aziende stanno chiudendo. Questa è la realtà».Se fosse al Governo, che cosa farebbe?«Urge un intervento velocissimo, non è questione di anni ma di mesi. Un intervento serio per abbassare la pressione fiscale e dare liquidità alle imprese. Difficilmente si riuscirà a ripartire senza il tessuto delle Pmi».Ma come: Monti sostiene che sta mettendo a posto i conti del Paese...«Anche l’opera di risanamento dei conti che Monti dice di fare rischia di essere vana, perché se si distrugge il tessuto economico del Paese, a che serve abbassare il debito pubblico? Vale la pena, per farlo, distruggere l’economia? Tra l’altro, per inciso, queste manovre non stanno abbassando il debito pubblico. Nonostante gli sforzi, le lacrime e il sangue che i nostri imprenditori stanno versando, il debito continua ad aumentare. Ma allora che senso ha fare uno sforzo simile, che comporta danni permanenti alla nostra economia, se così non si risana neppure il bilancio?».Che cosa servirebbe piuttosto?«Una politica diversa, anche a costo di avere un debito pubblico che sale e di un po’ di inflazione, com’è sempre stato con le classiche manovre economiche del passato. Ma il problema è che siamo in un’Europa nella quale non si può battere moneta, né immettere liquidità nel sistema. Ma la cosa più grave è stata un’altra».Quale?«Approvare il Fiscal compact (l’accordo europeo per l’equilibrio di bilancio, nda). Una politica fiscale e di bilancio che ci costerà 50 miliardi all’anno per i prossimi vent’anni per far rientrare il debito pubblico, obbiettivo peraltro irraggiungibile. Questa rigidità strutturale nelle politiche economiche ci costerà l’intero nostro tessuto economico locale. E in futuro come daremo da mangiare alla nostra gente?».Non bastassero i diktat europei, il Governo sembra distinguersi per l’uso di due pesi e due misure tra aziende in crisi al Nord e al Sud. È così?«È sempre così. È già accaduto per la Vinyls, per l’Alcoa, per altre aziende locali. Alle politiche e agli aiuti messi in campo per alcuni, non è mai corrisposto lo stesso trattamento da parte di Roma per aiutare le nostre aziende. Quindi diciamo basta ai finanziamenti alle imprese decotte, però nel momento in cui si fa un’eccezione per alcuni, la si faccia anche per le aziende del Nord. Perché questo razzismo al contrario?».Ma i razzisti non eravamo noi?«Dicono che noi ce l’abbiamo col Sud, ma se continuano a buttare risorse al Sud e in situazioni analoghe non si rispetta il Nord, è una questione di disparità che salta agli occhi. E fa arrabbiare i nostri imprenditori e anche i nostri operai. Mi aspetto che adesso, almeno per pareggiare la situazione, arrivino finanziamenti da Roma anche per le aziende del Nord».dalla "Padania" del 6.10.12