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TASSE E BALLE Il Governo “sbaglia” i calcoli: e a rimetterci siamo sempre noi


Negativo il saldo tra riduzione dell’Irpef e aumento dell’Iva. Penalizzati i bilanci delle famiglie, a partire da quelle meno abbientidi Andrea AccorsiSpremuti e menati per il naso. Il nuovo sistema di detrazioni fiscali messo a punto dal Governo nella Legge di stabilità, e che entrerà in vigore dal 1° gennaio 2013, si rivela già una solenne fregatura. L’ennesima. E a pagarne il conto saranno ancora una volta i cittadini.«Nelle tasche degli italiani entreranno 5,5 miliardi in più» giurava il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli. Tutte balle. Perché il ministro si è “dimenticato” l’aggravio dell’Iva, che da luglio prossimo aumenterà di un punto: l’aliquota del 10 per cento aumenterà all’11%, quella del 21% al 22%. Un aumento che rappresenta una sconfitta per il Governo, come messo in evidenza sul Corriere della Sera di ieri in prima pagina da Alberto Alesina e Francesco Giavazzi. Per i due economisti «a un anno di distanza non si è neppure riusciti ad evitare un aumento dell’Iva che annullerà, soprattutto per le famiglie con reddito più basso, i benefici del timido taglio delle aliquote Irpef». Ed è significativo che questa stroncatura arrivi da Via Solferino.A conti fatti, dunque, non solo nei bilanci familiari non entrerà un centesimo in più, ma gli stessi finiranno in rosso. «La legge, se non corretta, rischia di rappresentare l’ennesima stangata per le famiglie e i consumatori già spremuti e tartassati, che oltre al danno dovranno anche subire la beffa di un Governo che non sa neppure fare i conti con il pallottoliere». Così una nota sul sito di Federconsumatori, che ha corretto i calcoli fatti dal ministro.«Il Governo - prosegue la nota - per bocca del ministro Grilli ha affermato che il taglio delle detrazioni vale un miliardo, quello dell’Irpef 6,5 miliardi, quindi ci sarebbero 5,5 miliardi che resteranno nelle tasche degli italiani. Chissà perché nel calcolo il ministro ha dimenticato l’aumento dell’Iva, che se non scongiurata dal 1° luglio, costerà 3,3 miliardi in sei mesi, 6,6 miliardi su base annua, deprimendo i consumi già deboli con fortissime ricadute sul potere di acquisto e sulla capacità di spesa».Secondo i dati diffusi dal quotidiano il Messaggero sulla base della relazione tecnica al provvedimento, guardando agli effetti concreti della manovra su imprese e famiglie l’aggravio di tasse nel 2013, considerato anche l’aumento dell’Iva, arriva a 4 miliardi di euro. Dunque il saldo tra maggiori detrazioni fiscali da una parte e incremento dei prezzi conseguente all’aumento dell’Iva dall’altro sarà negativo. Con buona pace di Grilli.Alcuni esempi pratici li ha fatti Paolo Manasse, docente di Economia politica all’Università di Bologna. «La questione è complicata - avverte Manasse - perché le famiglie più povere beneficiano da un lato dalla riduzione delle aliquote Irpef che accresce il loro reddito disponibile, ma sono allo stesso tempo le più danneggiate dall’aumento dell’Iva, perché spendono una frazione maggiore del proprio reddito disponibile in consumi, in particolare in beni alimentari (la cui aliquota subisce l’aumento percentuale maggiore, passando dal 10 all’11%)».Il professor Manasse ha così ricostruito che cosa accade al bilancio di famiglie con reddito annuo pari a 10, 20 e 30 mila euro, quando si riducono le imposte sul reddito e nello stesso si aumenta l’Iva come nel ddl approvato dal Consiglio dei ministri. E in tutti i casi, come si può vedere nella tabella a fianco, le spese aumentano rispetto ai risparmi fiscali.Ma non basta. «Il mix fiscale premia di più le fasce più abbienti e lascia inalterata la situazione di quelle meno abbienti». Quando si dice che quello di Monti è il Governo dei ricchi...«La legge di stabilità - conferma Massimo Vivoli, vice presidente vicario della Confesercenti e presidente della Fipac, l’organizzazione dei pensionati della confederazione - sta aumentando sempre di più il senso di instabilità delle categorie più deboli, a cominciare dai pensionati, che faticano sempre di più ad arrivare a fine mese. L’aumento dell’Iva ha depotenziato il taglio dell’Irpef annunciato, portando un aggravio di circa 100 euro annui per le famiglia con reddito al di sotto dei 15 mila euro. Non c’è più spazio per altri prelievi fiscali, soprattutto a carico degli anziani e delle famiglie in difficoltà. Non si può più spremere chi ha già dato oltre il possibile - taglia corto Vivoli - mentre la politica continua a dare sfoggio di spreco a carico dei cittadini. È ora di restituire un po’ di ossigeno a chi è senza respiro puntando sui tagli alla spesa ed evitando che il conto finisca sempre sulla tavola degli stessi».dalla Padania del 16.10.12