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Zaia: dal Veneto sì all’Euroregione ma con veri poteri per uscire dalla crisi


«Prima di tutto dobbiamo essere solidali con i nostri cittadini: questa è la vera sfida. E poi, come dice il Capo dello Stato, il Federalismo non è una scelta ma una necessità. L’importante è essere uniti contro Roma»di Andrea AccorsiPresidente Zaia, come vede il Veneto il progetto di un “asse del Nord”, cioè di una Macroregione che ridisegni i confini e i poteri istituzionali delle Regioni padane e alpine?«Noi veneti viviamo questo progetto con ancora più ansia e voglia di risultato che altrove. In questo momento nella nostra regione si sta parlando molto anche di indipendentismo e referendum per l’autonomia, temi che in Europa sono stati perseguiti con successo da altri popoli come catalani e scozzesi».Ma così non si rischia di accavallare progetti in conflitto tra loro?«Una cosa non elimina l’altra, non le vedo in contraddizione tra loro. Se un Veneto indipendentista partecipa con una squadra di Regioni del Nord in una comunità indipendente, potrebbe essere un bel viatico per l’Euroregione. Siamo in un periodo storico strano, dove il Nord continua a pagare per il Sud. Una Euroregione intesa come insieme di realtà di natura politica e giuridica sembra influente rispetto al nostro progetto. Se immaginiamo un’Europa di Regioni e di macroaree, sarebbe come un’Europa fatta di comunità che si mettono insieme perché condividono strategie comuni».Ora però le attuali Regioni si devono difendere anche da Monti, che ha annunciato l’intenzione di sottrarre loro competenze importanti, dalle infrastrutture all’energia, dal turismo alle relazioni internazionali...«Monti aveva due alternative: rieditare lo statalismo e il centralismo, o consegnare i libri in tribunale e dichiarare il fallimento tecnico di molte comunità del Paese. Ancora una volta è prevalsa la vecchia scelta».Ma non le pare che il Nord, a differenza del passato, viva una grave crisi economica e non possa più permettersi di mantenere altri?«La crisi ci sta mordendo forte. In Veneto ci sono 172 mila disoccupati. Un ragazzo su quattro sotto i trent’anni è senza lavoro e altri due sono precari. Alla luce di questi dati non abbiamo molto da fare sul fronte della solidarietà. Prima di tutto dobbiamo essere solidali con i nostri cittadini. Questa è la vera sfida».Quindi, paradossalmente, la crisi in atto potrebbe rivelarsi un fattore per accelerare il percorso autonomista rispetto a Roma e all’Europa delle banche?«Lo dice il Capo dello Stato: il Federalismo non è una scelta ma una necessità. È avere assunzione di responsabilità, da parte di tutti. Condivido l’idea fondamentale di una Macroregione. Ma che sia una Euroregione con poteri, se no ci facciamo ridere dietro. Il passo decisivo lo segnerà la crisi, il tempo. L’importante è che il Nord sia unito: più siamo coesi, e più Roma avrà difficoltà nel mantenere le sue posizioni di rendita».dalla Padania del 19.10.12