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MARONI: MONTI A CASA, SERVE GOVERNO LEGITTIMATO DAL POPOLO


"In Lombardia il PdL vuole l’accordo con Casini che in Sicilia (alleato con la sinistra) ha fatto perdere il PdL: quando si dice la coerenza"di Andrea AccorsiGoverno Monti a casa. Roberto Maroni non ci gira intorno, ma sentenzia la fine dell’esperienza amministrativa dei “tecnici” e dei “professori”.«Dopo l’approvazione della legge di stabilità, che è una pessima legge - attacca il Segretario federale del Carroccio - questo governo ha poco da dire e da fare. È bene che si dimetta e che si vada al voto il prima possibile, anche a marzo». Il problema, per Maroni, sta alla radice dell’attuale compagine governativa, ovvero nella sua autoreferenzialità e nella mancanza di un mandato degli elettori, come dovrebbe avvenire in democrazia.«Alla guida del Paese - ribadisce - ci vuole un governo che sia legittimato dalla volontà popolare. Non c’è nulla di meno indicato in tempo di crisi economica di un governo che non lo sia, come l’attuale».La prospettiva delle elezioni, tuttavia, agita le notti di molti se non tutti gli attuali partiti rappresentati in Parlamento, anche e soprattutto alla luce dei risultati delle Regionali in Sicilia, dove seppure in misura diversa hanno perso tutti. A cominciare dallo storico alleato della Lega, quel Popolo della Libertà che nell’Isola è andato incontro a un’autentica disfatta. «Quando si va divisi, come ha fatto il centrodestra con l’Udc in Sicilia - scrolla la testa Maroni -un esito simile è facilmente prevedibile».Altro motivo di preoccupazione per i partiti “storici” è il crescente astensionismo. «Il dato interessante - rileva Maroni -è che chi si è astenuto non ha votato Grillo e il suo movimento. Si tratta di una vasta schiera di cittadini delusi dai partiti che possono essere recuperati alla politica». Vista in questa prospettiva, la disaffezione di un numero sempre crescente di elettori può rappresentare una risorsa, anziché un limite. Ma solo a una condizione. «Bisogna fare proposte concrete, serie, tali da trasformare questo non voto in voto per i movimenti politici».Dall’alto del suo ruolo istituzionale, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano continua a predicare calma. «Va bene - risponde il Segretario leghista - ma ci sono provvedimenti del governo che non vanno bene». Di qui l’invito a Monti perché molli la spugna il prima possibile, nell’interesse del Paese e dei cittadini.Dopo aver eluso la questione della data del voto in Lombardia («non sono più ministro dell’Interno, mica devo decidere io») Maroni punta l’attenzione sulle mosse del Pdl in vista delle prossime Regionali. «Ho letto che vogliono fare le loro primarie, che saranno solo del Pdl. Bene, le facciano, non mi interessano. Noi le abbiamo già fatte quasi due settimane fa, e mi sembra - afferma con il sorriso sulle labbra - che il risultato sia piuttosto evidente».Da ultimo, l’ennesima puntualizzazione sulla genesi della crisi aperta dalla Lega in Regione Lombardia. «La Lombardia è andata in crisi perché un assessore della Giunta è stato arrestato per concorso esterno in associazione mafiosa, e chi doveva vigilare perché questo non accadesse non ha vigilato. C’è bisogno di garantire che la mafia, la ’ndrangheta e la camorra stiano lontane dalla Lombardia, e in questo noi siamo in prima fila».Sull’evoluzione dello scacchiere politico è intervenuto anche il presidente federale della Lega Nord, Umberto Bossi:  «Aspettiamo che Berlusconi passi dalle parole ai fatti. Mi pare - aggiunge Bossi - che in questo momento Berlusconi sia molto debole. Mentre la Lega va a mille. Ma al momento è difficile da interpretare, dopo quello che è successo in Sicilia, bisogna capire quel voto a cosa porta».E sulla cena ad Arcore con Berlusconi prevista per lunedì sera, Bossi ha spiegato: «Non l'ho fatta perché se devo fare una cosa la faccio da solo senza che il mondo lo sappia».dalla "Padania" del 31.10.12