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Il decreto sull’ILVA? Un motivo in più per mandare a casa MONTI


 Fava (Lega): «Scelte sbagliate più nel metodo che nel merito. In arrivo un provvedimento ad aziendam, insufficiente e che ha creato un conflitto tra organi dello Stato» di Andrea Accorsi Governo e imprese in cima all’agenda della Lega nella manifestazione di oggi a Genova. E Il pensiero non può che correre al caso del giorno: l’Ilva di Taranto.Venerdì il Governo ha approvato un decreto che non ha ancora svelato, ma sul quale la Procura di Taranto ha già annunciato che farà ricorso alla Corte costituzionale. Ieri il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, ha detto che il decreto «è costituzionale», «recepisce le richieste della magistratura», «costringe l’azienda a fare i lavori» attraverso «meccanismi non solo sanzionatori ma di forzatura», come il possibile ricorso all’amministrazione straordinaria. «Ma se il testo passato in Consiglio dei ministri è lo stesso presentato dal ministro dell’Ambiente Clini, siamo molto critici»: così riassume la posizione del Carroccio l’on. Gianni Fava, responsabile del dipartimento Sviluppo economico del Movimento.Che cosa non va nel decreto, Fava lo spiega punto per punto. «Primo, si ipotizza di fare un provvedimento ad aziendam, dopo decenni di dibattito sull’inopportunità di leggi ad personam. Sull’Ilva molti soggetti che sostengono il Governo, il Pd su tutti, hanno un evidente conflitto di interessi: i rapporti di Bersani con la famiglia Riva sono noti a tutti.«Secondo, il decreto è una misura insufficiente perché non affronta nel suo complesso la tematica più articolata e generale della produzione di acciaio nel nostro Paese. Manca una politica industriale: il Governo si limita a rincorrere le emergenze e non ha neanche detto se ritiene quella produzione strategica per il Paese.«Altro elemento critico, lo strabismo del Governo. In tutto il Nord si vivono ogni giorno emergenze di tipo imprenditoriale e aziendale nell’assoluto disinteresse del Governo. Ad oggi si è ragionato sull’Ilva come se fosse un’emergenza locale, mentre ha ripercussioni negative su tutto il mercato interno e anche per gli stabilimenti del Nord.«Poi c’è il conflitto che si è venuto a creare tra organismi dello Stato. Il Governo ha scelto di normare non per sanare un deficit legislativo, ma per inibire gli effetti di una sentenza dell’autorità giudiziaria e ha così creato un conflitto tra Governo e magistratura.«Ancora, per la prima volta un provvedimento del Governo eleva un’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) a strumento legislativo. E le migliaia di imprese che da anni attendono che vengano sbloccate procedure di Aia e superate difficoltà che derivano da atti amministrativi locali? Il Governo ci dovrà dire se le deroghe di fatto attuate nei confronti dell’Ilva saranno o meno efficaci anche per tutte le altre aziende, se non vogliamo creare un’altra discriminazione».In definitiva, per Fava «la strada scelta dal Governo è sbagliata più nel metodo che nel merito. Siamo pronti a ragionare su un allentamento dei limiti ambientali, ma le regole devono valere per tutti. Abbiamo passato una intera estate, compreso Ferragosto, a parlare del nulla e a illudere i cittadini che ci fossero soluzioni legislative a una questione figlia di un grande conflitto tra la necessità di fare impresa e l’altrettanto giusto diritto alla salute dei cittadini».dalla "Padania" del 2.12.12