Un po' di noi...

Altro che TECNICI Monti & C. in corsa per tenersi stretta LA POLTRONA


 Pochi lo ammettono, molti ci pensano: i professionisti “prestati” alla politica sognano un reincarico al governo o, almeno, uno scranno in Parlamento E studiano con attenzione le prossime mosse del Capodi Andrea Accorsi Saranno anche tecnici. Ma quanto ad attaccamento alla poltrona, si comportano come politici di lungo corso. Altro che professionisti prestati alla politica, esperti (di chissà cosa poi, visti i risultati) super partes, con un incarico a tempo eccetera. Monti e la sua squadra hanno già fiutato l’aria: tra pochi mesi si vota, meglio prepararsi per tempo a scendere in campo, scegliendo i modi giusti e gli alleati vincenti.Il Professore preferisce schermirsi con le battute («il mio eventuale futuro in politica? Non capisco questo interesse per il futuro di una persona ormai anziana»). Il fido Andrea Riccardi, ministro per l’Integrazione, gli dà corda («non credo che Monti si presenterà alle elezioni») ma sarebbe ben lieto di un bis. E intanto prepara il suo possibile programma, ripartendo da tutto quello che - per fortuna, aggiungiamo noi - questo governo non è riuscito a fare. Sta di fatto che la discesa di Mario Monti nell’agone politico è più di un’ipotesi. Naturalmente, sempre che non lo attenda il Quirinale, «a prescindere» - come direbbe Totò - dai (disastrosi) risultati collezionati dal suo Esecutivo in poco più di un anno di (mal)governo.«Non credo che si presenterà - ha detto Riccardi - ma lui e la sua agenda restano in queste elezioni un riferimento». Tracciando alla trasmissione Rai Radio Anch’io un bilancio dell’azione del governo Monti e dei provvedimenti non approvati, lo stesso ministro ha ammesso che «c’è molto rammarico sulle liste pulite, come sul taglio delle Province e su tante altre cose. Ma in un anno non si poteva fare tutto». E ha tenuto a sottolineare che «quel che ha fatto questo governo, con iniziativa propria, è stato sempre concordato con il Pd, il Pdl e l’Udc. Il presidente Monti ha fatto bene a dimettersi, perché non bisogna essere attaccati alla poltrona e se non c’è più maggioranza è giusto rassegnare la propria responsabilità al Capo dello Stato, per far sì che le urne decidano».Ma se il bocconiano farà il grande passo, almeno metà dei suoi ministri sono pronti a seguirlo. Il primo a fare outing è stato il ministro delle Politiche agricole, Mario Catania: «Comincerò a pensarci», ha ammesso. Ed è un segreto di Pulcinella che lo stesso pensiero percorra da tempo la mente del suo collega dello Sviluppo economico, Corrado Passera.Ancora più esplicito è il titolare della Farnesina, Giulio Terzi di Sant’Agata, che al Corriere della Sera ha confidato: «Il rapporto con la politica c’è sempre stato. È difficile che un diplomatico e ancor più ambasciatore non abbia maturato questo rapporto con intensità». Sentimento condiviso da Enzo Moavero, ministro delle Politiche Ue, il cui coinvolgimento al fianco di Monti nella prossima tornata elettorale viene dato per certo se il premier romperà gli indugi.Punta invece a uno scranno di Montecitorio il ministro alla Salute, Renato Balduzzi, per il quale già si profila una candidatura nelle liste del Pd. La stessa ambizione - ah, l’irresistibile richiamo della poltrona in Parlamento - altri due ministri dell’attuale Esecutivo: Francesco Profumo (Istruzione) e Corrado Clini (Ambiente). Ma il più corteggiato sembra essere Fabrizio Barca, ministro per la Coesione territoriale: secondo La Stampa c’è chi lo rivorrebbe ministro, chi parlamentare, chi (il Pd) candidato alla poltrona di sindaco di Roma. Non è escluso che Bersani, in caso di vittoria, lo chiami a un ministero di peso, come l’Economia.Gli unici ad aver fatto il gran rifiuto sono i ministri Filippo Patroni Griffi (Pubblica amministrazione), che ha espresso la volontà di tornare a fare il magistrato, Anna Maria Cancellieri (Interno) e Paola Severino (Giustizia). Almeno loro, comunque vada, ce li toglieremo di torno.dalla "Padania" del 12.12.12