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M. contro Bersani? Nel PD esplode la “sindrome Occhetto”


 L’investitura del premier ad opera di Berlusconi scompagina i piani dei democrat. D’Alema: mossa illogica e immoraledi Andrea Accorsi Avrà anche colto tutti di sorpresa. Ma con la mossa di candidare Monti a leader dei moderati (a suo dire, con l’appoggio della Lega) Berlusconi un risultato lo ha già conseguito. E che risultato: scompaginare i piani del Pd, Bersani in testa. I democratici, anche sulla scia dei sondaggi che li danno nettamente in testa, si apprestavano a condurre una campagna elettorale da favoriti, sicuri della vittoria. Ma ora molto, se non tutto, potrebbe cambiare.Lo spettro che agita i pidini è l’indesiderata “sindrome di Occhetto”. Nel 1994 l’allora segretario Achille (nella foto) sembrava sicuro al cento per cento di portare prima al traguardo la sua «gioiosa macchina da guerra». Spazzati via da Tangentopoli gli storici partiti rivali della Prima Repubblica, l’ascesa a Palazzo Chigi sembrava scontata. A sbaragliare Occhetto, tagliandogli la strada, intervenne la discesa in campo del Cavaliere.Oggi come allora, dopo l’esito delle primarie di coalizione Bersani già si fregava le mani al pensiero di occupare la poltrona di Monti. Senonché potrebbe sbattere proprio contro il premier uscente, che ha sempre sostenuto ma che potrebbe vedere candidato dagli avversari. Ecco allora levarsi voci entusiaste dal Pdl, cui non sembra vero essere tornato in partita dopo il suo annus horribilis. E D’Alema erigere prontamente le barricate contro il Prof, fino a ieri amico e ora d’improvviso guardato con sospetto e timore.«L’iniziativa di Berlusconi sgombra il campo da ogni equivoco - gongola il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto -. Il presidente Monti può aggregare tutti i moderati, dai centristi al centrodestra». Gli fa eco Franco Frattini: «I moderati sono ancora la maggioranza del Paese, se davvero Monti si mettesse alla loro guida la partita sarebbe riaperta».Ma dal Pd arriva lo stizzito altolà di Massimo D’Alema. «Monti sta logorando la sua immagine» afferma l’ex premier e presidente del Copasir in un’intervista al Corriere della Sera, per poi invita espressamente il presidente del Consiglio a non candidarsi. «Sarebbe illogico e in qualche modo moralmente discutibile - argomenta D’Alema - che il Professore scenda in campo contro la principale forza politica che lo ha voluto e lo ha sostenuto nell’opera politica di risanamento. Avendo grande stima di lui, spero che non lo farà. Ad ogni modo, non si può andare avanti con questa incertezza sul suo futuro: è meglio che chiarisca al più presto».Pronta, da Bruxelles, la replica del diretto interessato. «I consigli, soprattutto quando vengono da persone autorevoli e che stimo molto, li prendo sempre in considerazione» ha detto Monti. Che poi ha tagliato corto: «Non ho letto quest’intervista e non intendo oggi entrare nell’argomento della mia candidatura».Per l’ex segretario del Pd Walter Veltroni «Monti deciderà lui quello che vorrà fare». Il problema, per Veltroni, semmai è un altro: il programma. «Mi auguro che ci sia un programma riformista e che attorno ad esso ci sia una convergenza ispirata dal merito delle cose da fare e non dallo stare assieme contro qualcuno». E c’è perfino chi nel centrosinistra guarda con favore all’ipotesi di Monti candidato dei moderati. «Farebbe meglio e sarebbe anche più elegante se restasse super partes - scrive sulla sua pagina Facebook il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi - ma se decidesse di scendere in campo non sarebbe poi così male perché finalmente si confronterebbero una destra e una sinistra europea. E nulla escluderebbe che dopo le elezioni si trovassero anche le necessarie convergenze e accordi per riformare il Paese». Nei sogni di qualcuno, gli inciuci non muoiono mai.dalla Padania del 15.12.12