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Spese e regali, il 2012 è stato il Natale peggiore degli ultimi 10 anni


di Andrea AccorsiL’ultimo Natale ce lo ricorderemo per un pezzo. Ma non per i regali trovati sotto l’albero, o le mangiate fatte coi parenti. Il Natale 2012 sarà ricordato come il peggiore degli ultimi dieci anni sul fronte dei consumi. Le vendite non sono mai andate così male, arrivando a registrare un crollo del 20 per cento. Parola del Codacons, che ha monitorato gli acquisti fatti fino alle ultime ore di apertura dei negozi. E le previsioni per il nuovo anno sono tutt’altro che rosee: il 2013 si candida ad essere un altro annus horribilis sul fronte dei consumi, con pesanti ripercussioni sul commercio.Chi sperava in una impennata delle vendite grazie agli acquisti dell’ultim’ora è rimasto deluso. «Le famiglie - spiega l’associazione - hanno fortemente tirato la cinghia, riducendo il numero di regali e la loro entità, e tagliando anche sulle spese per la casa, sempre più spesso riciclando gli addobbi degli scorsi anni. Tendenza inversa, invece, per gli alimentari: le tavole rimangono imbandite, a dimostrazione di come le famiglie siano disposte a ridurre i consumi su altre voci di spesa, ma restino fedeli alla tradizione del cenone e del pranzo di Natale».Analizzando le spese per il Natale 2012, secondo il Codacons le principali riduzioni dei consumi si sono registrate nel settore regali, con cali drastici degli acquisti fino al -20% per abbigliamento, calzature, arredamento e oggetti per la casa. Malissimo anche i comparti viaggi, ristorazione e cultura (-15%). Le vendite possono ritenersi soddisfacenti unicamente nel settore giocattoli, informatica e hi-tech, mentre si è speso addirittura più dello scorso anno (mediamente il 5% in più) per gli alimentari.«Il calo delle vendite di Natale - osserva il presidente del Codacons, Carlo Rienzi - è il segno evidente della crisi che investe il nostro Paese e di una politica economica sbagliata che finora ha preferito aumentare la pressione fiscale anziché salvaguardare le tasche delle famiglie e incentivare i consumi. In assenza di una inversione di tendenza, il 2013 si candida ad essere l’annus horribilis, con pesanti ripercussioni per milioni di attività che, alla luce dei pessimi dati di Natale, rischiano l’imminente chiusura».dalla "Padania" del 27.12.12