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«Basta buonismo, rispediamo a casa gli pseudo-profughi»


 Gentilini scrive a Monti e Napolitano: questi rifugiati si spacciano per quello che non sono e hanno anche il coraggio di pretendere la loro regolarizzazionedi Andrea Accorsi «Questi pseudo-profughi hanno il coraggio di mettere a ferro e fuoco le strutture dove sono alloggiati e di pretendere la loro regolarizzazione in questo momento di crisi mondiale che coinvolge tutti gli italiani». È quanto scrive in una lettera aperta Giancarlo Gentilini, storico sindaco di Treviso e ricandidato alla poltrona di primo cittadino del capoluogo della Marca nelle imminenti elezioni amministrative.Gentilini ha indirizzato la sua lettera al presidente del Consiglio Monti, al ministro dell’Interno Cancellieri, al presidente Napolitano, al governatore Luca Zaia, al prefetto Adinolfi, al sindaco Gian Paolo Gobbo e al vescovo di Treviso, monsignor Gianfranco Gardin per suggerire di reprimere le proteste: «Tutti questi pseudo-profughi - insiste Gentilini - vanno espulsi e rimpatriati nei loro Paesi d’origine senza nessun tentennamento e senza riserve morali o di buonismo, che sono fuori luogo» tuona l’ex “sindaco sceriffo”.Gli immigrati accolti come profughi, che nei giorni scorsi hanno inscenato proteste in tutta Italia arrivando, in Veneto, a devastare il centro di accoglienza di Padova, sono stati accettati ai tempi della guerra in Libia «grazie alla generosità dei ministri in carica - rileva Gentilini - pur sapendo che questi fuggiaschi non avevano le caratteristiche di profughi: si è permesso che fossero spacciati per profughi individui e famiglie intere che provenivano da tutt’altre nazioni del mondo. Si trattava di lavoratori che al momento dello scoppio della guerra avevano perso il lavoro e che escogitarono lo stratagemma di farsi passare per profughi. Un falso mondiale - taglia corto il “sindaco sceriffo” - nella cui trappola, guarda caso, cadde vergognosamente il governo italiano».Lo stesso governo non ha proceduto a rimpatriarli al termine del conflitto che ha portato alla deposizione di Gheddafi e alla sua brutale esecuzione. Così, nelle parole di Gentilini, «il bubbone ha cominciato a incancrenirsi e a diffondere la malattia della rivolta contro le istituzioni italiane» accusate di non fornire loro «casa, lavoro e 46 euro al giorno per il mantenimento». Quest’ultima cifra fa riferimento al contributo versato dallo Stato a chi accoglie i profughi, ovvero Enti pubblici (Comuni) o strutture di assistenza quali la Caritas e la Croce Rossa Italiana.Lo status di questi sedicenti profughi è tuttora motivo di discussione. Molti di loro provengono in effetti dai Paesi nordafricani investiti nel 2011 dalla cosiddetta “primavera araba”: oltre alla Libia, Egitto e Tunisia. Tutti Paesi nei quali, comunque, le rivolte contro i regimi del passato sono terminate da un pezzo e la situazione interna è tornata quasi alla normalità, anche se in alcuni di essi si registrano ancora tensioni e manifestazioni di piazza. L’assistenza ai migranti provenienti dai territori colpiti da guerre e fuggiti in Italia è stata prorogata fino al 28 febbraio. Il programma finanziato dal governo prevedeva vitto e alloggio, schede telefoniche, corsi di italiano, stage professionalizzanti, assistenza sanitaria, legale e un percorso di inserimento nel mondo del lavoro.dalla Padania del 16.1.13