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Quell’arma fantasma degli anni di piombo rimasta senza padroni


Sparita e riapparsa più volte, “firmò” delitti eccellenti. Alla vigilia dell’anniversario dell’omicidio del padre, Lorenzo Conti attacca: «Quante voragini nelle inchieste giudiziarie. Ancora oggi qualcuno vuole mantenere oscura la verità. Lo Stato ce la dica, o lo denuncerò»di Andrea Accorsi C’è un’arma “fantasma” dietro alcuni dei più gravi attacchi delle Brigate Rosse. Un’arma che, oltre a seminare morte in nome della guerra all’«imperialismo occidentale», ha aperto buchi inquietanti nelle maglie della giustizia e della verità storica. È una Skorpion, la pistola-mitragliatrice assurta a triste simbolo degli anni di piombo. Un esemplare di quest’arma micidiale ha “firmato” ben cinque omicidi nell’arco di dieci anni, prima di sparire per sempre, come gli assassini che l’hanno usata.Dalla strage di Acca Larentia nel 1978 (nella foto) all’omicidio del senatore dc Roberto Ruffilli, passando per i delitti Tarantelli e Conti, a sparare è stata sempre la stessa mitraglietta. Oggi quell’arma risulta scomparsa: nessuno sa - o vuole dire - che fine abbia fatto. Ma sul suo conto ci sono alcuni passaggi sorprendenti. Nel 1971 la Skorpion fu comprata regolarmente (prima che, nel 1975, il commercio di armi da guerra diventasse illegale) in un’armeria di Sanremo dal cantante Jimmy Fontana (ricordate Il mondo?), al secolo Enrico Sbriccoli, coautore della notissima Che sarà e grande appassionato di armi. Nel 1977 Sbriccoli/Fontana però si disfò di quell’arma, vendendola - come ha dichiarato - presso un’armeria della capitale a un funzionario di polizia, Antonio Cetroli, allora dirigente del commissariato Tuscolano a Roma. Circostanza che Cetroli ha sempre smentito.Un anno dopo, l’arma viene usata per la prima volta nell’agguato che costa la vita a due attivisti del Fronte della Gioventù, Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta, davanti a una sede dell’Msi proprio al Tuscolano. Un assalto rimasto senza colpevoli. L’anno seguente l’arma viene trovata e sequestrata in un covo delle Br a Roma, in viale Giulio Cesare. Ma nel 1985 torna a colpire: sotto i suoi colpi cade, all’università di Roma, il professore Ezio Tarantelli. L’anno dopo, a Firenze, tocca all’ex sindaco della città, il repubblicano Lando Conti (domani ricorrerà il 27° anniversario). Infine, nel 1988, l’omicidio Ruffilli.I passaggi di mano dell’arma rimangono a tutt’oggi un mistero. Come i nomi dei sicari che se ne servirono. La Skorpion fu davvero venduta dal primo proprietario a un funzionario di polizia? Com’è finita in mano ai terroristi? E come mai, se venne sequestrata già nel 1979, è tornata negli arsenali delle Br-Pcc (Partito comunista combattente?Quanti fantasmi. L’unica persona in carne e ossa legata a quei fatti è la brigatista Barbara Balzerani, che dopo la morte di Lando Conti ne rivendicò l’omicidio dal carcere di Napoli, dov’era detenuta. Eppure a suo carico non venne aperta alcuna indagine. Un altro aspetto sconcertante di una vicenda che ha toccato il fondo quattro anni fa, con la decisione della Procura di Firenze di archiviare l’inchiesta. Lasciandola così senza colpevoli.«Sull’omicidio di mio padre ci sono autentiche voragini giudiziarie - dice alla Padania Lorenzo Conti, che quando perse il padre aveva vent’anni -. Ancora oggi qualcuno vuole mantenere oscura la verità. Ci sono molto probabilmente implicazioni dei servizi segreti, quindi lo Stato dovrebbe dire cose scomode e preferisce tacere, chiudendo il caso sotto il profilo sostanziale. Purtroppo - continua Lorenzo Conti - nelle nostre istituzioni ci sono ancora soggetti che hanno avuto un passato nel terrorismo, o un rapporto parallelo a fenomeni terroristici. Chi ha paura che questi soggetti parlino? Noi familiari delle vittime, no di sicuro. Noi aspettiamo la verità. Se entro il 30 giugno non ce la diranno, procederò per vie legali contro lo Stato italiano, che ha commesso un’infinità di reati. Quantomeno, non potrò mai avere il rimpianto di dire: non c’ho provato». dalla "Padania" del 9.2.13