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«Governo, dibattito surreale: il vero centro del potere ormai è lontano da Roma»


Garavaglia: «Dopo il voto sul fiscal compact di tutti i partiti, tranne la Lega, chi comanda adesso è Bruxelles. L’unica ricetta sensata è quella della Macroregione»di Andrea Accorsi Garavaglia, devo chiamarla senatore o assessore?«Non dipende da me. Ho ricevuto la proposta di Maroni (lasciare il seggio ottenuto in Senato alle Politiche per un posto nella Giunta regionale della Lombardia, nda), ma deciderà lui come meglio crede».Ma la politica oggi passa ancora da Roma, o piuttosto dalla costituenda Macroregione del Nord?«Bella domanda. Come abbiamo avuto modo di dire, assistiamo con imbarazzo a questa discussione surreale sulla formazione del governo, quando ormai ci sono dinamiche esterne difficilissime da controllare».A quali dinamiche si riferisce?«Al declassamento dell’Italia, all’inevitabile tensione che avremo sugli spread, alle affermazioni di politici secondo cui il fiscal compact è da riscrivere, quando solo la Lega non l’ha votato. Ora si tratta di capire come se ne esce. E la ricetta della Lega, partiamo dalla Macroregione, alla fine è l’unica che ha un senso. Iniziamo a far bene a casa nostra, e a farlo pesare su tutti i tavoli, a Roma e soprattutto a Bruxelles».Per la Cgia, l’assenza di un governo nazionale costerà a famiglie e imprese almeno 23 miliardi. Condivide questa stima?«Il dato della Cgia ha poco senso, con tutto il rispetto per la Cgia che dà sempre analisi puntuali, perché così com’è calcolato dà per implicito tutto il negativo possibile che deriva dalla mancanza di un governo. In particolare, un incremento dell’imposizione fiscale».Allora non tutto il male viene per nuocere...«Un bicchiere mezzo pieno c’è, in realtà un quartino. Secondo i pareri che ho raccolto da diversi imprenditori, non si sente la mancanza di un governo che imponga nuove regole e nuovi balzelli. È lì che dobbiamo guardare per consolarci, ma dobbiamo guardare anche in prospettiva. Un governo, quale che sia, non può che iniziare dalle uniche cose che può fare, come applicare i costi standard. Già questo ridarebbe fiato alle Regioni del Nord.«Dall’altro lato, la posizione di Confindustria sui pagamenti della Pubblica amministrazione è assolutamente sensata. Perché mai la Ue non conteggia nel rapporto debito/Pil i prestiti che abbiamo dato alle banche di mezza Europa, e invece dovrebbe conteggiare debiti che tutti sanno che già ci sono? Uno straccio di governo, quale che sia, che andasse in Europa a contrattare questo, già avrebbe dato un minimo di respiro a una situazione che altrimenti ci porta al collasso totale».Insomma, è un bene o un male per il Nord che non ci sia un governo a Roma?«Il paradosso è che si dà molto peso al governo di Roma quando in realtà, dopo aver votato il fiscal compact, come hanno fatto tutte le forze politiche tranne la Lega, il governo di Roma non conta nulla».Quale soluzione intravvede al pantano romano?«A mio modesto avviso, è imprescindibile da parte della Presidenza far fare un giro, anche se a vuoto, a Bersani. Il secondo giro a vuoto va fatto fare al maggiore partito, cioè a Grillo. Dopodiché, l’unica soluzione rimane un governo di larghe intese. A meno che si voglia veramente far andare a scatafascio tutto quanto».Pensa che il fenomeno Grillo sia destinato a sgonfiarsi presto?«Anche la Lega quand’era nata era data per una bolla destinata a scoppiare, e oggi governa le più importanti Regioni del Nord. Quando nacque però non aveva tutti i media a favore. Oggi l’unico problema di Grillo è che dal 15 marzo si passa dalle chiacchiere ai voti: ogni scelta dovrà essere conseguente, o un sì o un no. Sta a lui giocarsela».E quale contributo ritiene possa dare l’M5s?«Può dare un contributo positivo a risolvere i problemi, o alimentarli. Dipende da come voterà».Qual è la maggiore differenza fra i grillini e la Lega dei primordi?«Noi quando abbiamo iniziato, alla fine degli anni Ottanta, eravamo un movimento rivoluzionario, nel senso che avevamo contro il mondo intero. Quindi era davvero difficile portare avanti un progetto: oltre ad averlo, c’era un ostruzionismo totale. Grillo, oltre ad avere un progetto ancora difficile da capire e quantomeno ambiguo, ha goduto finora del totale appoggio dei media, probabilmente perché ne avevano sottovalutato il peso. Tuttavia, siamo in una democrazia rappresentativa per cui alla fine conta solo come votano i parlamentari. E lì cade la maschera. Un esempio su mille: Grillo è a favore o contro la riduzione della spesa?».Ma Grillo ora i media italiani li evita come la peste...«Non sono un grillologo e oltretutto la schiera dei grillologi è infinita, dato che un sacco di gente pensa di andare a pasturare altrove visto che non ha più padroni da servire. Rilevo solo, e ribadisco, che alla fine conta solo come si vota. Dal 15 staremo a vedere».Grazie senatore, la chiamo ancora così.(ride) «Per adesso sì». dalla Padania del 10.3.13